Thursday 10 December 2009

Avviso

La prova per TUTTI i miei gruppi Intermediate (H, K e L) si terrà mercoledì 16 dicembre, ore 14,45, nell'Aula C.

Wednesday 9 December 2009

Avviso Studenti Laboratorio di Lingua

Poiché lunedì 14 dicembre nell'Aula B si terrà la prova di Dottorato in Civiltà e cultura scritta fra tarda antichità e medioevo (la notizia mi è stata comunicata un paio di ore fa), le prove scritte di Laboratorio di Lingua Inglese (Livello Intermediate - Gruppi H e K) previste per quel giorno sono state rimandate. Non appena avrò trovato un'aula per i giorni successivi, vi avviserò.

Saturday 5 December 2009

Lezioni di laboratorio di lingua inglese: 7-8 dicembre

Lunedì 7 dicembre: le lezioni si terranno regolarmente.

Le lezioni di martedì 8 dicembre sono rimandate a martedì 15 dicembre.

Sunday 8 November 2009

The Sickness

Mi avevano assicurato i medici che con il tempo sarei guarito. Secondo loro, i miei sintomi – nausea mattutina, attacchi di panico, depressione alternata (molto raramente) a euforia, impulsi violenti verso gli uomini vestiti di nero, ecc. – erano da considerare del tutto normali in un diciassettenne tifoso dell’Everton.
“Vedrai,” ha detto lo psichiatra da cui mi aveva portato mia nonna (mia nonna è tifosa del Liverpool e si preoccupava non tanto del mio malessere quanto della figura che avrebbe fatto se le sue amiche al Circolo Merda Rossa fossero venute a sapere che suo nipote prediligeva i Blues), “adesso che vai ad iscriverti all’università, tutto cambierà. Tra birra, droga e donne non avrai più tempo per preoccuparti dei disastri calcistici combinati da undici uomini che non conosci neanche.”
Mia nonna sorride beata. “E’ quello che gli dico sempre io, Dottore, ma non mi vuole dare ascolto.”
Si gira verso di me. “Vieni! Prima di raggiungere il nonno al pub andiamo a comprarti un narghilè e un maxicartone di preservativi.”
Dell’università, nonostante il narghilè è stato sequestrato dal vice-rettore nel corso di un’irruzione notturna, ho dei ricordi bellissimi, e anche negli anni successivi ho sempre cercato di seguire il saggio consiglio implicito nelle parole dello psichiatra. I sintomi, però, rimangono, e alle quattro di stanotte mi sono svegliato sudando freddo in seguito ad un incubo in cui l’Everton non è riuscito ad andare oltre il pareggio con il Hull City. Dovrei cominciare a preoccuparmi?

Saturday 31 October 2009

Incontri ravvicinati del tipo giapponese

Sono le 9,37 di venerdì mattina e sono in ritardo. Ho le farfalle allo stomaco e sto sudando, ma fortunatamente non si vede il sudore perché, mentre percorro ad alta velocità Via Carulli, scoppia una di quelle tempeste tropicali che consistano non tanto di gocce quanto di colonne di acqua. Nel giro di 30 secondi, infatti, non sono più riconoscibile come essere umano e, all’angolo di Corso Cavour, vengo scambiato da un gruppo di turisti giapponesi per una fontana. Da sotto i loro ombrelli supertecnologici Suzuki, mi fanno le foto, sfogliano freneticamente le guide in cerca di informazioni sulla mia storia, e due di loro mi buttano delle monete addosso. All’improvviso mi viene lo starnuto. I giapponesi rimangono un attimo sbalorditi – evidentemente, a Tokyo e a Yokohama le fontane non si raffreddano – e poi cominciano ad emettere una serie di dittonghi improbabili che mandano in confusione una signora cieca ferma lì al semaforo ad aspettare il segnale acustico del verde. Se non fosse che sono così pieno di apprensione per l’appuntamento con il mio nuovo dentista, mi metterei a ridere.

Saturday 24 October 2009

The Dentist & the Frullatore

Da bambino, oltre alla possibile retrocessione dell'Everton, avevo paura solo di una cosa: andare dal dentista.

Il mio dentista, Mr Hertz, aveva i denti gialli, puzzava di marcio e possedeva una laurea in Sadismo Puro e Applicato. Usava accogliere le vittime offrendole la mano sinistra – la destra essendo impiegata per mandare su di giri il trapano - e ridendo come un maniaco appena scappato da un film vietato ai minori. Pregavo quotidianamente per la sua morte.

In realtà, non so che fine abbia fatto Mr Hertz. Sarà stato forse ricatturato dal regista di Evil, Crazy Bastards e rimesso nella sua gabbia, o può darsi che Dio abbia davvero esaudito le mie preghiere e il tipo sia finito all’interno di un enorme frullatore ridente. Non escluderei neanche l’ipotesi che sia semplicemente tornato a vivere a Glasgow. Comunque sia, Mr Hertz non è più il protagonista dei miei incubi (quel ruolo adesso spetta esclusivamente ai difensori dell’Everton), e io da tempo riesco a scrivere la parola “dentista” senza tr-tr-tremare. O quasi.

Sunday 4 October 2009

American Crazy

C’era una volta – e non solo nei giorni in cui dimenticava di prendersi la medicina – mio bisnonno Jimmy si dava a lunghi discorsi sull’antropologia. Io non avevo neanche sei anni all’epoca, e più che ai riti postprandiali delle tribù della Nuova Guinea mi interessava sapere quando sarebbe tornata la bisnonna dai negozi con il gelato. Alcune massime tipiche di Jimmy, però, mi sono rimaste impresse, forse perché lui costringeva me e mio fratello Two a ripeterle canticchiando davanti agli altri soci del “Guinness, Whiskey and Anthropology Club”, il quale, per la disperazione di mia bisnonna, si riuniva quattro volte a settimana nel salotto di casa loro.

La frase preferita in assoluto del bisnonno era: YANKS ARE CRANKS, una locuzione che riassumeva in tre parole la sua convinzione che tutti gli americani, senza eccezione alcuna, fossero pazzi. Secondo la sua teoria, questa follia collettiva dipendeva dal fatto che in secoli passati i paesi europei più illuminati avessero messo a disposizione ( “a disposizione forzata”, precisava Jimmy, ridendo) delle persone meno in possesso della salute mentale una flotta di navi più o meno in grado di raggiungere il Nuovo Mondo.

Mentre si ubriacavano, i soci del GWA Club cercavano di risolvere le perplessità derivanti dal fatto che mentre i criminali erano stati mandati verso est (in Australia), e i pazzi verso ovest (in America), tutti quelli che erano sia criminali che pazzi sono finiti in Scozia*. Io non sono mai stato in Australia, e quando vado in Scozia non scendo mai dal carro armato, ma per quanto riguarda gli Stati Uniti ho avuto diverse occasioni per mettere alla prova la tesi di Jimmy. E volete sapere una cosa? Forse non aveva tutti i torti.

Lasciamo perdere per il momento i sintomi più evidenti della demenza degli americani: il fatto che hanno eletto presidente per ben due volte non solo George W Bush ma anche Ronald Reagan (non so quanto ci convenga stabilire la scelta dei leader politici come criterio per giudicare la salute mentale di una nazione); il fatto che preferiscono American Football (that is NOT football, guys – you don’t even use your feet!); o il fatto che ritengono necessario scrivere sulla confezione dei tramezzini REMOVE BEFORE EATING (in un paese dove un ladro può fare causa al proprietario di una casa in cui lui – l’intruso – si fa male mentre saccheggia, è forse legittimo esagerare con l’auto-protezione legale).

No, lasciamo perdere tutto ciò e passiamo a Lake MacDonald nel Glacier National Park, Montana. Il posto è bellissimo: mentre aspetto la navetta che mi porterà su in montagna lungo una strada splendidamente intitolata “the Going-To-The-Sun Road”, guardo gli scoiattoli che giocano sui prati soleggiati davanti all’ufficio postale più piccolo del mondo. All’improvviso, uno degli scoiattoli sale su un palo che regge un’insegna informativa e, quando mi avvicino per osservarlo meglio, scappa. Così mi metto a studiare l’insegna: la mappa, i percorsi suggeriti, gli orari della navetta, le domande da fare agli altri visitatori al parco…Le domande da fare agli altri visitatori al parco? Ma ho capito bene? Rileggo con attenzione:

POSSIBLE QUESTIONS TO ASK OTHER VISITORS TO THE PARK WHILE YOU ARE WAITING FOR THE SHUTTLE BUS:

In effetti, segue un elenco di domande del tipo “Where are you from?” e “How long are you staying in the Park?” Non faccio in tempo a leggerle tutte perché in quel momento arriva la navetta. Salgo a bordo e mi siedo accanto ad una ragazza carina in tenuta da trekking. “Hi!” mi dice, sorridendo. “So, where are you from and how long are you staying in the Park?” La guardo negli occhi e mi rendo conto che non sta scherzando. Comincio ad avere paura: ma questi davvero sono matti da legare. JIMMY, AIUTAMI!


* Oronzo Oracolo, un mio amico di Bari Vecchia, invece, sostiene che quelli più psicotici e pericolosi in assoluto abbiano fondato una scuola per la formazione di politici in Padania.

Wednesday 9 September 2009

Back to the Future

Non mi ricordo bene quanti anni avevo quando ho letto Murder on the Orient Express, ma mi ricordo chiaramente che il libro mi ha convinto di voler lavorare da grande come detective specializzato negli omicidi sui treni. Non mi preoccupava più di tanto il fatto che la gente si uccideva fin troppo raramente nelle carrozze della British Rail*: tanto, tra gli altri miei lavori come capitano dell’Everton e del Brasile (stavo già studiando il problema spinoso della nazionalità) e come scrittore di romanzi di successo, non avrei avuto più di un paio di giorni al mese da dedicare alla risoluzione dei misteri che lasciavano perplessa la polizia.
Farete fatica a crederci, ma non sono mai diventato detective, e sto ancora aspettando di essere chiamato sia dall’Everton che dal Brasile, ma il fascino per i treni, soprattutto quelli di lusso, è rimasto. È con un certo senso di soddisfazione, allora, che stringo in mano il biglietto per l’Empire Builder, il treno che ogni giorno parte da Chicago per Seattle e Portland nel lontano nord-ouest degli Stati Uniti, un viaggio di piu’ di 3.550 km, durante i quali si torna indietro nel tempo per ben due volte – dal Central Time al Mountain Time, e dal Mountain Time al Pacific Time. Back to the Future senza lo scienziato pazzo.
Alle 22,55 di un lunedì sera, raggiungo il treno a Minneapolis-St Paul. All’interno della stazione si fa tipo check-in: chiedono il biglietto e scrivono con il pennarello su un piccolo cartello che il passeggero poi porta sul treno con sé. La signora davanti a me si becca “FAR”, il che mi lascia un attimo perplesso: è forse il nome di un paese? O sarà che l’Amtrak offre la possibilità di mandare lontano i parenti indesiderati? Più ci penso, più mi sembra plausibile la seconda ipotesi. Con un minimo di marketing – Zio fastidioso? Bambini incontrollabili? Moglie/marito scassacazzo? Non subire più le rogne: con i nostri pacchetti FAR, VERY FAR e BEYOND THE UNIVERSE, adesso puoi ritrovare gli spazi che ti mancano. Chiamaci oggi per sapere di più su come mandare veramente le persone a quel paese e anche oltre. Sconti disponibili per mocciosi, chiacchieroni e testimoni di Geova – il guadagno sarebbe garantito.
Ricevo anch’io il mio piccolo cartello (“WGL”), esco sulla banchina e salgo sul treno, dove una donna in divisa mi spiega che devo salire al secondo piano. Al secondo piano? Dall’esterno, per il buio, non si vedeva bene la parte di sopra dell’Empire Builder; non è che ho capito male il nome e adesso mi trovo nell’Empire Building? FUCK ME, STO PER VIAGGIARE IN UN GRATTACIELO SULLE RUOTE!…E come faremo sulle curve? Avranno pensato ai tunnel?
Arrivato in alto alla scala che porta al primo piano, però, comincio a tranquillizzarmi. Innanzitutto non trovo banchieri disperati pronti a buttarsi dalle finestre, e poi mi ricordo che per gli americani i piani cominciano non da “Terra” ma da “Primo”. In altre parole, quello che loro chiamano il secondo piano è per noi europei il primo piano. Che sollievo! Non si tratta allora di un grattacielo, ma semplicemente di un treno uguale a quelli della Ferrovia del Sud Est!
Forse non proprio uguale. Le poltrone sono grandi abbastanza da accomodare ognuna due europei, tre anoressiche o una piccola tribù di pigmei, e sono di una comodità unica. Un’altra donna in divisa mi prende il cartello e lo affigge sul portabagagli sopra la mia testa.
“West Glacier, huh?” dice. “You’ll be needing this, then. Sweet dreams!”
Mi dà un cuscino e, con uno schiocco delle dita, trasforma la poltrona in uno splendido letto a 45°. Mi addormento nel giro di cinque secondi, e mi sveglio solo alle tre e mezza di notte quando, dalla poltrona davanti a me, la signora con il cartello “FAR” si alza per scendere.
“Fargo, North Dakota!” annuncia il controllore.
Fargo! Uno dei miei “detective films” preferiti! Ed eccomi qui su un treno! L’unica cosa che mi serve adesso è un omicidio…

*all’epoca – prima che la privatizzazione rendesse un viaggio in treno impossibilmente costoso, persino per gli assassini più ricchi – la Gran Bretagna aveva ancora una ferrovia nazionale funzionante.

Tuesday 25 August 2009

Lost in New Mexico


È tutta colpa di Hopper. Ma, forse non tutta: a dire il vero, l’ultima volta che ho viaggiato negli Stati Uniti ho giurato che non avrei mai più messo piede in un bus Greyhound. Questa promessa a me stesso dipendeva non tanto dal fatto che gia’ pensavo a quanto piu’ comodo e’ il treno, quanto alla pistola e le siringhe che sporgevano discretamente dalla borsa firmata (“Swag”) del signore che era salito a bordo a Death City, New Mexico e si era seduto ringhiando accanto a me. Ho resistito per quattro ore e quarantasette minuti al suo profumo – una miscela sottile di sudore antico e rabbia con il mondo appena contenuta – e poi per la disperazione sono sceso alla prima fermata utile: Shit Hole, Arizona. Nel giro di tre secondi, qualsiasi dubbio che io potessi avere riguardante l’etimologia del nome di questo paese è stato sciolto: il posto consisteva in una sola strada, tre ubriachoni sdraiati per terra e un cane che stava cacando con determinazione davanti all’Hotel Hole Central. Per mesi dopo, la frase “MAI PIÙ” rimbalzava nella mia testa come una palla da squash impazzita in un videogame interminabile, ed è per questo che adesso mi trovo in treno così comodo che sto per addormentarmi mentre scrivo. Per questo e anche per Hopper. Buonanotte...

Friday 14 August 2009

Yogi and Boo Boo are Coming to Get You

Inizia con la vecchietta che sale sul treno a East Glacier. Ha l'aspetto e l'odore di chi ha recentemente lottato con un animale in uno stato di decomposizione avanzata.
"Where you headed?" mi chiede.
"West Glacier - the National Park," rispondo, cercando di non inspirare troppo profondamente.
"Hmmm...You hear about the jogger who got mauled there last week?"
"Mauled?"
"Maul" è un verbo molto poco rassicurante. Viene spessissimo usato insieme alla locuzione "to death", e non è coincidenza che non abbia mai come soggetto animali tipo agnelli, pesciolini rossi o scoiattoli. E’ una parola che evoca immagini di bestie furibonde impegnate a dilaniare la loro prede prima di divorarla. Fa pensare soprattutto a leoni, a tigri o ad orsi* incazzati, e tutto sommato preferirei che non apparisse mai in qualsiasi frase contenente il mio nome.
La vecchietta sta già parlando di un altro tipo che, pochi giorni prima del jogger, è stato “seriously mauled” da un orso Grizzly.
Seriously mauled?” Quindi c’è un grado di sbranamento superiore al già molto poco desiderabile “mauled”...
“Yeah, you should have seen the pictures of the guy’s face. Like something out of a horror film. The bears are very active at the moment – there aren’t many huckleberries around.”
“I see...” E se questi orsi molto attivi vedono in me un’alternativa appetibile alle bacche? Mi sto alzando per andare a cercare il controllore – forse riesco a cambiare il biglietto per poter proseguire fino a Seattle – quando il treno si rallenta e arriva un annuncio.
“West Glacier! We are now arriving at West Glacier Station! Any passengers leaving the train here…” Il controllore ridacchia tra se e se. “…any passengers leaving the train here should make sure they have all their belongings and their bear rifles with them. Have a nice day!”
Mi faccio coraggio e scendo. Il posto è stupendo: c’è la foresta e la montagna tutt’intorno, l’aria è pulitissima e il tramonto sembra un quadro. Non scende nessun’altro.
Il treno riparte e mi guardo intorno. Non intravedo nessun segno di vita umana, neanche della tipa dell’hotel, che aveva promessa di venire a prendermi; vedo solo delle ombre turbanti vicino agli alberi oltre il binario, e – con una certa alacrità – mi avvicino alla porta della stazione. I cardini cigolano come se appartenessero all’enorme cancello arrugginito davanti ad una casa infestata in un episodio di Scooby-Doo, ma entro lo stesso.
Dentro non è più una stazione, anche se ci sono ancora le casse della vecchia biglietteria, protette da sbarre di ferro. Protette da cosa??!!....nella mia mente sopprimo immagini di giornali con titoli enormi: BRITISH TRAVELLER MAULED IN STATION – THREE BEARS ARRESTED. Tutta la zona antistante le casse, che sicuramente una volta faceva da sala d’attesa, è adesso piena di scaffali riempiti di libri. Prendo un volume a caso. Si chiama Bear Aware – How to Reduce Your Chances of Being Mauled; è lunga 126 pagine ed è terrificante. Prendo un altro, Bear Encounters – Survivor Statistics. E un altro: Yogi’s Not for Cuddling. Mi metto a contare i libri sugli orsi. Mentre, nel 73esimo, sto leggendo di un cacciatore che è stato mangiato a metà da un orso nero, all’improvviso dietro di me sento “GRRRRR!!!”
Velocissimo, tenendo il libro come scudo, mi giro. Davanti a me trovo una donna sorridente.
“You must be Paul,” dice. “The bears didn’t get you yet, then? Come on. The car’s outside.”

*forse non ai koala

Friday 24 July 2009

Me l'avevano detto. "Sleepy but charming," secondo gli amici, "quieter than Minneapolis" per la guida Lonely Planet. Non stavano esagerando. St Paul era deserta, nel senso non-metaforico della parola.

Sentendomi un po' come il protagonista di uno di quei film in cui una guerra nucleare ha distrutto ogni altra forma di vita tranne l'eroe e qualche cane randagio, vago tra i cinque grattacieli del Downtown. Non c'e' nessuno. Davanti all'ingresso di un fast food, trovo un avviso: NO SMOKING WITHIN 25 FEET OF THIS NOTICE. Comincio a formulare una teoria: tutti i fumatori di St Paul saranno andati fuori citta' con le sigarette, e i non-fumatori li avranno inseguiti per affiggere altri avvisi nei boschi e lungo il fiume. Mi dirigo verso il Mississipi.

Quasi subito intravedo una figura vestita di giallo ferma all'angolo di 4th Street e Wabasha. Mi avvicino e, non appena si accorge della mia presenza, la figura comincia a gridare: "Sir, can you spare a moment for human rights? Human Rights! HUMAN RIGHTS!"

E' una ragazza, umana tra l'altro, ma la domanda mi viene spontanea: "What humans?" Supponendo (erroneamente) che la mia domanda sia retorica, la tipa comincia a spiegarmi che appartiene a Amnesty International e mi chiede se vorrei contribuire $60 al mese al fondo per i desaparecidos di Minnesota. Ci penso un attimo e poi decido di sparire anch'io.

Tuesday 21 July 2009

• Why America? 10 motivi per cui non passero’ quest’estate al Canalone.

1) Barack Obama – un presidente che ispira fiducia e sogni (cfr. Silv...oh, fuck it! Non ci voglio neanche pensare.);
2) La cucina - Blackened Redfish, Seafood Gumbo, Clam Chowder, Chicago Ribs, Steaks To Die For, Arrosto di Scoiattolo, e tante altre cose;
3) Le cameriere – ti trattano come un re, e ti danno anche il bis di caffe’ gratis;
4) La lingua – e’ esilarante trovarsi in un paese straniero dove parlano (quasi) inglese;
5) San Francisco – the best parties EVER;
6) Mazze da baseball – me ne serve una nuova in vista del prossimo viaggio in Scozia;
7) Il senso dell’umorismo – “Italy? That’s in London, right?”
8) Il cambio – €1 = $1,42; 1 accento inglese* = 4,27 americane;
9) Drive-in movies – se parlano quelli davanti a te, li puoi investire;
10) Natalie Portman – a Bari non ci incrociamo mai;

* escluso quello di David Beckham

Friday 17 July 2009

Non c'e' piu' religione

Tra 114 ore e 12 minuti, parto per l’America. Sara’ un viaggio molto piu’ breve del previsto, non tanto perche’ mi sento in colpa a fare vacanze lunghe mentre i miei studenti stanno a studiare, quanto per il fatto che dovro’ tornare presto per risolvere un problema gravissimo in famiglia: stamattina mia nipote Madeleine si e’ dichiarata tifosa del...del...quasi non riesco a scriverlo...del liverpool. E' possibile che l’annullamento la settimana prossima della festa per il suo quinto compleanno la porti a ragionare, ma non voglio rischiare. Dedichero’ la seconda parte di agosto alla sua istruzione culturale.

Oggi non riesco a scrivere altro. Sono ancora in uno stato di shock.

Monday 1 June 2009

PROVE LABORATORIO DI LINGUA INGLESE
Gli studenti del Gruppo L (Intermediate) sono invitati a presentarsi presso il Laboratorio Linguistico nei seguenti giorni:

Venerdì 5 giugno:

Ore 14,30-15,30

1) Natrella Vito Roberto
2) Bianco Esther Maria
3) Brandi Barbara
4) Capalbi Antonella
5) Cellamare Davide
6) Centrone Daniela
7) Coppola Aurora
8) Del Giudice Florianna
9) Diasparra Carla

Ore 15,30-16,30
10) Digregorio Antonella
11) Fiorella Chiara
12) Gadaleta Domenico Massimiliano
13) Luisi Annarita
14) Palmisano Maria Elena
15) Panarelli Rachele
16) Panaro Caterina
17) Parente Valentina
18) Pastore Marcella

Ore 16,45-17,45
19) Paulillo Leonardo
20) Pavone Marcella
21) Piepoli Patrizia Mercedes
22) Pugliese Michele
23) Resta Piercarlo
24) Ricupero Alessandra
25) Risoli Teresa
26) Rizzi Adam
27) Romano Annamaria

Ore 17,45
28) Ruccia Maddalena
29) Scarangela Samanta
30) Schiavone Noemi Valentina
31) Serinelli Annachiara
32) Sibilio Stefania
33) Sifanno Roberto
34) Sivo Mariangela
35) Solimini Daniele
36) Spagnoletti Damiano
37) Terranova Angela
38) Torraco Marianna
39) Tota Daniela
40) Vitrani Esther


Lunedì 8 giugno

Ore 9,30

1) Loisi Valentina
2) Picca Marianna
3) Pizzarelli Maria
4) Scilipoti Salvatore

Wednesday 27 May 2009

Verbalizzazione

LABORATORIO DI LINGUA INGLESE
La verbalizzazione dei crediti per gli studenti che hanno già superato la prova finale del laboratorio (mio) si farà il giorno mercoledì 10 giugno, ore 10, nell'Aula C.

Saturday 23 May 2009

LABORATORIO DI LINGUA INGLESE
La verbalizzazione dei crediti per gli studenti che hanno già superato la prova finale del laboratorio si farà il giorno mercoledì 10 giugno – gli orari e l’aula sono ancora da stabilire.

Prove Advanced venerdì 29 maggio 2009 Laboratorio Linguistico

Ore 9,30-10,30

1) De Benedictis Claudia
2) Ercole Saba
3) Fiorentino Nicola
4) Lamberti Maria Antonella
5) Marzocca Pasquale
6) Mininno Nadia
7) Montemurro Federica
8) Panarella Orsola

Ore 10,30-11,30
9) Pappagallo Desirée
10) Pazienza Daniela
11) Petragallo Mariantonietta
12) Popolizio Rosamaria
13) Ranieri Mariangela
14) Rosato Valentina
15) Rossetti Lucrezia
16) Santamaria Giulia

Ore 11,45-12,45
17) Saracino Francesca
18) Sasso Francesco
19) Sgaramella Marianna
20) Soldo Domenica
21) Tinelli Elisa
22) Tinelli Lorita
23) Totaro Mariateresa
24) Traversa Alessia

Ore 12,45-13,45
25) Traversa Luciano
26) Trione Corinna
27) Tulipano Umberto
28) Uva Daniela
29) Valente Rossella
30) Vasco Sonia
31) Virgintino Michele
32) Volza Maria Teresa
33) Zingaro Marina

Saturday 16 May 2009

Bari - City of Tomorrow

Sono lieto di informarvi che, nei prossimi giorni, presenterò la mia candidatura per il posto di sindaco di Bari. I punti principale del mio programma saranno i seguenti:

1. Sport
Sarà introdotta una nuova legge che vieti ai cittadini di tifare squadre che non siano il (la) Bari. Le persone in possesso di maglie di altre squadre (Juve, Roma, ecc) o di squadrette (Inter, Milan, ecc.) avranno a disposizione 15 giorni per consegnare gli indumenti non a norma ai Vigili Calcistici. Una volta consegnate, queste maglie saranno vendute ai carceri australiani, e i fondi ricavati verranno investiti nel Progetto Occupazione Per Tutti (vedere comma 5).

2. Cultura
Lo Stadio della Vittoria sarà attrezzato come anfiteatro per combattimenti tra squadre composte da una parte di  tigri e leoni selvaggi e affamati, e dall’altra di tassisti baresi e parcheggiatori abusivi non armati*. Questi spettacoli serviranno non solo a promuovere nel mondo l’immagine di Bari come città di cultura, ma anche a creare nuovi posti di lavoro per giovani automobilisti e delinquenti promettenti. I soldi dell’incasso andranno a finanziare il Progetto Occupazione Per Tutti (vedere comma 5).

3. Ordine Pubblico
Nei pressi delle strisce pedonali, sarà compito di tiratori esperti eliminare gli automobilisti non rispettosi dei diritti di attraversamento dei pedoni. Le macchine dei trasgressori defunti saranno vendute per creare altri fondi per il Progetto Occupazione Per Tutti (vedere comma 5).

4. Istruzione
Le aule dell’università e del politecnico saranno attrezzate di impianti di aria condizionata silenziosi e funzionanti. Nei cortili sarà vietato l’ingresso alle macchine, e delle bancarelle saranno messe a disposizione dei venditori di libri, oggetti artistici, cibo indiano e Guinness. Il tipo che ogni mattina va a pisciare su tutto il pavimento del bagno degli uomini (ateneo) sarà venduto ad un carcere australiano e i soldi ricavati saranno versati nel fondo per il Progetto Occupazione Per Tutti (vedere comma 5).

5. Occupazione
Con i fondi del Progetto Occupazione Per Tutti saranno creati 100.000 nuovi posti di lavoro, ovvero:
- 30.000 Operatori Anti-Stress. All’angolo di ogni strada, équipes di massaggiatrici/massaggiatori forniranno gratis ai cittadini un servizio di fisioterapia rilassante. Gli operatori saranno riconoscibili dalla caratteristica divisa viola**;
- 20.000 Vigili Calcistici (vedere sopra), il cui compito sarà assicurare la purezza della moda sportiva in città;
- 25.000 Scippatori Bilingue. Per permettere ai turisti di apprezzare al massimo il gusto di essere derubati in vacanza, è fondamentale che i topini siano in grado di esigere e minacciare anche in lingua inglese. Per il 2012 è prevista una squadra élite di motociclisti ladri che parlino anche francese e giapponese.
- 25.000 “Missionari” – contrabbandieri di cozze, ultras poliglotti, ecc – che esporteranno in tutt’il mondo la marca “Bari – City of Tomorrow”.

* La notte di mezz’estate, il parcheggiatore che un mese fa ha raschiato lo sportello della mia macchina, sarà castrato e mangiato vivo da un branco di moffette psicopatiche importate apposta dalla Corea del Nord.

** Il Sindaco si esonera da ogni responsabilità per infortuni e traumi vari derivanti da “terapie rilassanti” fornite all’angolo delle strade da individui privi della caratteristica divisa viola

Thursday 7 May 2009

Confessioni di un English Teacher

Non so come mi è venuto. Sarà stato che avevo dimenticato a casa i materiali che servivano per la lezione, o che si era rotto il lettore DVD del laboratorio rendendo inutili gli esercizi di ascolto che avevo preparato, o forse era semplicemente che volevo iniettare un po’ di oomph in una giornata di lavoro troppo piatta. Insomma, un motivo valido c'era e, se mi ricordo bene, sul momento mi è persino sembrato di aver avuto un'idea geniale.

Lo scambio iniziale tra me e gli studenti è andato più o meno così:

Io: Good afternoon, everybody!
Studenti: Good afternoon!…Hell-llo!…Buonase-e-era!*…Hi!…Bye…Cosa ha detto?…Ma questo non è il professore di Latino…
Io: Ok, today we're going to revise question forms, and I am going to…
Studenti: NOOOOOOOO!…Che palle!…do we must?…Cosa ha detto?…Teacher, is necessary?…Non doveva parlare di Sallustio oggi?…
Io: I'm going to give you the opportunity to invent your own questions…
Studenti: Seeeeee…Ma ci è, la gargatur'?…Statt' bun'…Teacher, today you do the spiritous…
Io: ..and, as a change from the usual routine, instead of me asking questions to you, today you can ask the questions to me.
Studente in prima fila: We can to ask everything?
Io: Yes, you can ask me anything you like**. If the question is grammatically correct, I will answer it.
Studenti nell’ultima fila: Mo ci divertiremo!
Io (imperturbato: Non vi imprisciare troppo…non riuscirete mai a mettermi in imbarazzo.

A questo punto, vedo uscire da zaini e borse in ogni angolo del laboratorio una serie di libri – Dictionary of Vulgar English, The Auxiliary Verb in Offensive Questions, Talking Taboo, and How to Embarrass the Fuck Out of Your Teacher – e tre data base linguistici. Un ragazzo vicino alla finestra chiama dal telefonino un cugino americano in Florida e si mette a scrivere appunti con una frenesia che fa pensare a qualche disturbo patologico.

Passati i dodici minuti concessi per l’invenzione delle domande, mi rivolgo alla classe: “Okay, so who would like to ask the first question?”

Una ragazza dolce e timida in prima fila poggia il rosario e alza la mano.

“What would you like to ask me, Maria Crocifissa?”

Mi sento tranquillissimo: tra l’altro, Maria Crocifissa, essendo convinta che l’inglese si possa imparare tramite l’intercessione della Madonna, non studia mai, ed e inconcepibile che riesca a farmi una domanda grammaticalmente corretta.

“Have you ever had sex with an animal?”

Tutto mi aspettavo tranne quest’uso impeccabile del Present Perfect. Rimango interdetto quasi quanto i compagni di classe della ragazza. “Well…there was a girl from Manchester who…but no, that’s not what you’re asking. No. Call me old-fashioned, but I have to confess I have not. And you?”

Maria Crocifissa riprende in mano il rosario e annuisce.

Per un attimo mi viene in mente di abbandonare l’esercizio e passare ad un dettato, ma poi mi sento in colpa per tutto l’impegno che i ragazzi ci hanno messo, e invito le altre domande. Se non mi sentissi così in imbarazzo al ricordo, ve ne racconterei.

* A Bari il termine "buonasera" contiene un minimo di tre "e".

** Lo so, lo so…

Friday 1 May 2009

Pre-Intermediate Questions - How Good is Your Basic English?

The following are examples of the type of question I expect my pre-intermediate students to be able to answer in the end-of-course oral examination:

A typical day
What time do you wake up?
What time do you get up?
When do you have your shower?
What do you have for breakfast?
What time do you leave the house?
How do you get to work?
What time do you start lessons?
How many hours of lessons do you usually have?
Where do you have lunch?
Which lessons do you enjoy most?
Which lessons do you enjoy least?
What time do you usually get home?
How long do you study for each evening?
Do you eat a big dinner?
Do you read before you go to sleep?

Habitual activities
How often do you lie in?
How often do you go to church?
How often do you tell lies?
How often do you read a serious newspaper?
How often do you buy books or CDs?

Your life at the moment
What are you reading at the moment?
How often are you going to the cinema?
What are you working on at the moment?
Where are you having dinner this evening?
What time are you going home today?
Who are you spending the weekend with?
What are you doing this summer?
What are you doing this evening?
Why are you studying English?

Various questions about the present
Who do you most admire?
What’s your town like?
What team do you support?
How do you spend your spare time?
How much are you spending on leisure activities at the moment?
How often do you go out?
When are you happiest?
How many books do you read in a month?

Your last holiday
Where did you go last summer?
How did you get there?
How long did it take to get there?
Who did you go with?
How long did you stay there?
Which places did you go to?
How did you spend your time?
What did you eat and drink?
What did you like most?
What did you like least?
What was the weather like?
What did you bring back from your holiday?
How much did you spend in all?

Comparing
What is easier: speaking English or listening to English? Why?
What makes you happier: love or money? Why?
Which is more relaxing: travelling by train or travelling by car? Why?
Which is better: English music or Italian music? Why?
What are you going to have for dinner this evening?

Future intentions
What time are you going to go to bed?
How are you going to spend the weekend?
Who are you going to spend the weekend with?
Where are you going to go for your next holiday?
How long are you going to go for?
What are you going to do when you finish university?
Are you going to carry on studying English when this course finishes?
Are you ever going to get married?

Obligations and requirements
What time do you usually have to get up?
What time do you have to be at work?
What do you usually have to do in the course of a day’s work?
Do you have to dress in a particular way for work?
How many exams do you have to do in order to graduate?
To become a teacher what do you have to do?

Giving advice to a visitor to your town
What should I do to find accommodation?
How much should I expect to pay for a room or a flat?
Where should I go in the evening if I want to meet people?
How long should I wait if someone is late for an appointment?
Where should I go for lunch round here?
Which local specialities should I try?
Is there anything in particular I should know about the people here?
What should I say to a girl/guy I am interested in?

Monday 20 April 2009

La Scozia - il piano diabolico


Una tradizione, tipo quella che vuole che presidente e vice-presidente degli Stati Uniti non viaggino mai nello stesso aereo, ha sempre impedito che i miei 15 nipoti si trovassero tutti insieme nello stesso spazio chiuso. Non è un caso: otto dei quindici hanno rappresentato la Gran Bretagna nelle ultime Olimpiadi per Monelli – si tratta delle squadre di Rumore (peso massimo), Lancio del Cugino, e Casino Sincronizzato – portando a casa tre medaglie d’oro, quattro medaglie di argento e un pezzo di metallo radioattivo rubato da un impianto nucleare durante una gita. In più, due dei figli di mia sorella Seven (più precisamente, 7b e 7c) risultano nei Top Ten della classifica, compilata dagli scienziati della NASA, dei maggiori pericoli per il futuro del pianeta.

Riuscite ad immaginare, allora, la mia perplessità quando mio fratello Four ha proposto di festeggiare il compleanno di nostro padre riunendo le 15 bombe umane in un villaggio scozzese. E’ vero che, in circostanze normali, sono decisamente a favore dei bombardamenti della Scozia, ma qui non si trattava di armi convenzionali e bisognava anche tener conto della possibilità di danni collaterali. Più ci pensavo, però, più mi piaceva l’idea. Sarebbe come trovarsi, senza l’insegnante, in un laboratorio di chimica con una provetta enorme e accesso libero a tutte le sostanze più esplosive immaginabili. Insomma, un priscio pazzesco.

Fermandomi solo dieci minuti per scrivere il mio ultimo testamento, ho preso la valigia e il kit anti-barbaro e adesso mi sto dirigendo verso nord. Se ne esco vivo, poi vi racconto.

Wednesday 1 April 2009

New Cat On The Block

I'm not sure what this says about our respective generations, but while I was getting excited about seeing my book on the shelves in Laterza and Feltrinelli, my nephews and nieces just wanted to know whether they could see it on internet. So now they can.

Monday 30 March 2009

Il primogenito

Venerdì sera l’ho tenuto in braccio per la prima volta, e adesso sono tre giorni che non riesco a staccargli gli occhi d’addosso. Conosco già a memoria ogni suo tratto; lo trovo bellissimo. E’ più piccolo di quanto l’avessi sempre immaginato, ha più colore e parla in due lingue, effetti senza dubbio del misto di geni inglesi e italiani. La notte mi sveglio e mi metto a guardarlo. In qualche maniera la luce in camera è diversa adesso, più in armonia con le ombre: tutto ha più senso. Mercoledì lo presento al mondo.

Saturday 7 March 2009

Il Risveglio

Il primo giorno dell’anno mi svegliai con l’insolita sensazione di essere osservato. In effetti, man mano si scongelavano le palpebre e gli occhi si aprivano, mi rendevo conto della presenza intorno a me di quattro figure vestite di bianco.

“La modalità del risveglio pare essere nella norma,” disse uno di loro. “Almeno secondo i parametri tradizionali.”

Alzai la testa. “5e! Ma si può sapere di che cazzo stai parlando? Hai sei anni, per amor di Dio! Dai, togliti dai coglioni e vai a giocare a pallone o a tirare le treccine a tue sorelle.”

Imperturbati, i quattro nipoti si guardarono tra loro. “Un inizio di sindrome di Tourette?” chiese 5b, curiosa, al fratello più grande.

“Ritengo di no,” rispose 5a. “Ho analizzato a lungo ieri sera la ricorrenza di parolacce nei suoi discorsi, e non era tale da far pensare ad una diagnosi simile. In questo caso, il prediligere imprecazioni potrebbe dipendere semplicemente dallo stato emotivo del soggetto.” Si inclinò e si mise a misurarmi il polso.

“O, Cristo! Basta! Bambini, fatemi un favore e sparite! Voglio dormire in pace.”

“In effetti, è un tantino agitato,” osservò 5c. “Secondo voi, sarà dovuto ad un eccesso di attività motoria,?”

“Sarebbe sicuramente utile avere le immagini a risonanza magnetica per vedere un po’ il funzionamento della parte anteriore del cervello,” disse 5b. “Che ne….”

Le parti sia anteriori che posteriori del mio cervello stavano per scoppiare. “AA-VAAAST! NON VI SOPPORTO PIUUUU’!!!”

Annuendo, come se avesse avuto conferma di una teoria che stava elaborando da tempo, 5a fece cenno agli altri di uscire. Rimasto finalmente in santa solitudine, e ricordando il consiglio datomi da mio nonno (“Se mai per disgrazia capiti in Scozia, cerca di rimanere sveglio il meno tempo possibile!”), mi augurai un felice nuovo anno e richiusi gli occhi.

Saturday 28 February 2009

Lettera da una cella imbottita

Sono passati due mesi dalla mia traumatica visita in Scozia e, anche se gli psichiatri non mi vogliono ancora far uscire dalla cella imbottita, sono tornato in ottima salute mentale: mi hanno persino ridato la segretaria scimpanzé a cui sono solito dettare i miei blog. Eventuali errori di grammatica o di ortografia sono – ovviamente – da attribuire a quest’ultima, che, tra l’altro, è nervosissima oggi per il fatto di aver mangiato nella mensa dell’ospedale un pessimo piatto di orecchiette con banane marce. Se mai capitate qui al North of England Institute for the Terminally Shell-Shocked, vi sconsiglio vivamente sia la mensa che le orecchiette. Evitate anche il vecchietto nella Stanza 9B: è convinto di essere un fusto di Stella Artois ma – fidatevi – quello che gli esce dal rubinetto non è lager.

“Ma come ha fatto a finire in un manicomio?” si chiederà qualcuno di voi*
. Buona domanda. Adesso vi spiego tutto.

Come vi stavo dicendo, qualche anno fa mio fratello Five è andato a vivere, studiare e procreare ad Edimburgo. E’ inutile che vi segnalo l’ironia del fatto che, nonostante ciò, lui rimane in piena liberta mentre io mi trovo rinchiuso in un posto dove non si capisce se sono più pazzi i pazienti, i medici o i cani con tre teste che cantano lirica quando ti avvicini al cancello.

Ma sto divagando. A fine anno, ignorando gli avvertimenti degli amici e sfidando in maniera spericolata la sorte, mi sono avventurato oltre la frontiera che separa l’Inghilterra dalla terra desolata verso nord. Erano anni che non vedevo mio fratello ed ero ansioso di fare qualche lezione di dizione ai miei nipoti (5a, 5b, 5c e 5e – nella Scozia c’è una tassa anche sui nomi dei figli; più lettere hanno, più si paga) prima che il contatto con la gente del posto inquinasse per sempre la loro pronuncia. Volevo anche capire se fosse mai esistito un 5d, o se si trattasse semplicemente di un’ulteriore scappatoia fiscale.

Il primo giorno, ho avuto fortuna. Nevicava così forte quando ho oltrepassato la frontiera, che non c’era un’anima viva in giro. Così, sono riuscito a raggiungere Edimburgo senza mai dover rivelare le mie nobili origini**
. A casa di mio fratello, tutto è andato nei migliori dei modi: i nipoti, avendo vissuto sempre in Scozia e non avendo mai visto un regalo, sono impazziti per la gioia quando hanno scartato le loro magliette con l’immagine di Edward Longshanks***; Five e sua moglie Vorace hanno messo subito ad arrostire il cinghiale che avevo distrattamente investito mentre parcheggiavo; e l’atmosfera nella caverna era così allegra che quasi non ci si accorgeva dei ghiaccioli che pendevano dalle orecchie dei bambini.

E poi…ma vedo che la mia segretaria sta grattando la pancia in maniera agitata. Ecco…mi dice che le stanno tornando su le orecchiette e che deve andare a cercare il cuoco per restituirgliele. Se me la rimandano domani, finirò di raccontarvi il fatto. Adesso vado a battere la testa contro il muro.

*Sicuramente, altri – e non solo le tre gemelle lesbiche dalla festa di Halloween (ragazze, che posso dire? Non è mica colpa mia se la cocaina e i cocktail erano gratis) – diranno che era ora.

**Per chi non lo sapesse, noi inglesi siamo odiati dagli scozzesi per conto della nostra superiorità calcistica.

***Il simpaticissimo re (idolo della mia amica Sissy, a cui dedico questo blog) del film “Braveheart”.

Friday 16 January 2009

Confessioni pericolose: lo scheletro nell'armadio

Sono cose che pensi non possano capitare mai alla tua famiglia, se non negli incubi, ma purtroppo a noi è successo. Era un giorno come un altro a casa - il profumo del pane appena uscito dal forno, il suono del pianoforte che moriva lentamente sotto tortura da parte di mia sorella, i servi che facevano a botte fra loro per il privilegio di stirare la mia maglia dell'Everton - quando, all'improvviso, mio fratello Five apparse in cucina. L'arrivo di Five in ambienti contenenti alimenti* crea sempre scalpore: Five è l'unico essere sul pianeta che mangia più spesso di quanto respira, motivo per cui mio padre ha dovuto darsi alla coltivazione di quantità industriali di patate e noi fratelli gli regalavamo regolarmente le brochures per i corsi di studi in posti tipo Melbourne, Santiago e Vladivostok.

"Ho deciso a quale università voglio andare," annunciò Five - di colpo, il pianoforte non si sentiva più - mentre ingoiava un sacchetto di farina e mezzo chilo di lardo lasciati sul tavolo dal cuoco, il quale stava cercando disperatamente di mettere al salvo quattro gattini capitati per caso in cucina in quel momento e che Five stava già adocchiando con l'aria di un vicentino affamato.
"Che bella notizia!" esclamò mio padre.
"Evvai! Dove? Dove?" Mia sorella aveva percorso la distanza dalla sala musica in tempo record. "Il Politecnico dell'Antartica sembra una figata!"
"Io lo vedo più a Timbuktu," disse la nonna, stringendo la presa sul biscotto digestivo che aveva in mano. "Magari, col caldo il metabolismo gli si aggiusta."
Mia madre scosse la testa. "In Africa hanno già difficoltà a nutrire i popoli senza che li mandiamo Five. Non sarebbe…."
"Non preoccuparvi per l'Africa!" Five acchiappò nella bocca una mosca che gli stava passando davanti. "Mmm! Buono!…Vado a studiare ad Edimburgo. Sento già che la Scozia fa per me!"

Così cadde il silenzio. Così cadde l'onore della famiglia.

* mo', chi sono? Il poeta del quartiere?!!