Sunday 11 December 2011

Maria Crocefissa - Il Ritorno

Quando ero bambino, l’imminenza di Natale si capiva dal profumo dei mandarini appena sbucciati; da un po’ di anni a questa parte, però, la testimonianza più affidabile della prossimità del compleanno di Gesù viene fornita dall’aroma di pelle non lavata che precede, di ben 15 secondi, l’arrivo sulla soglia del mio ufficio di Maria Crocefissa.

“Professò!” La tradizione vuole che io – momentaneamente stravolto dalla raffica di alitosi che fuoriesce dalle sue labbra – non risponda subito, anche perché il mio cervello è impegnato in un monologo interiore della serie: “To breathe, or not to breathe, that is the question: Whether tis’ nobler in the mind to suffer The stinks and horrors of outrageous hygiene, Or to take arms against the dread cozzala, And with a mazza end her…”

“Professò, volevo salutarvi, professò.” Il suo saluto non cambia mai di una sillaba. Usa gli appellativi come virgolette e enuncia ogni vocale con una smorfia che ti fa pensare che debba soffrire di emorroidi (una riflessione che, per salvaguardare la propria salute mentale, va soppressa più velocemente di un topo rabbioso).

“Professò, vi posso lasciare questo, Professò.” Il “questo” a cui fa riferimento è la lettera che lei scrive ogni anno a Babbo Natale. Da quando, qualche anno fa, le ho regalato un campione di dentifricio alla cozza lasciatomi dal rappresentante di una casa farmaceutica di Fesca, Maria Crocefissa si è convinta che io abbia un rapporto diretto con Santa Claus, e quindi fà sempre in modo di consegnare a me il lungo elenco dei suoi desideri. Con mano sudicia mi porge il foglio, mentre io sento iniziare un attacco di iperventilazione. “Professò, angora nu uei, Professò?”

“No, no. No problem. Puoi lasciarla… lì… lì, su quel… su quel… su quel giornale.”

“Vi ringrazio, Professò, vi ringrazio.” Appena fuori dalla porta si ferma e si gira. “Professò, se vi capita di nuovo di quella aggarbata crema abbronzante che mi avete regalato una volta, non mi offendo, Professò.”

Aspetto che la qualità dell’aria migliori, tiro fuori i guanti di gomma (accessorio ormai indispensabile per chi lavora al contatto con un certo tipo di pubblico) e comincio a leggere...