Wednesday 31 December 2008

natale surreale in Inghilterra

Prima ancora di atterrare a Liverpool qualche giorno fa, avevo capito che si sarebbe trattata di un natale surreale. E’ anche vero che chiunque viaggi in aereo ha già l’impressione di entrare in qualche universo parallelo - da studi recenti, a proposito, è emerso che i sorrisi delle hostess (anche di quelle non ancora in possesso del certificato FDC – Faccia di cazzo) fanno congelare l’ossigeno; di conseguenza i passeggeri, costretti a respirare solo elio e microbi, subiscono alterazioni del cervello e, secondo alcuni esperti, tali alterazioni spiegherebbero perché in aereo le persone sono disposte a sborsare somme extraterrestri in cambio di panini pietosi.

Ma tutto questo si sapeva già. Sabato scorso, invece, l’impressione di aver affidato la propria vita ad esseri di un’altro mondo è stata rafforzata da una serie di annunci davvero spaventosi. Il primo brivido arriva poco dopo il decollo: “Our pilot today is Bruce from Sydney” (non per essere politicamente scorretto, ma se abbiamo mandato tutti i nostri criminali in Australia, non era mica per poi farci ammazzare en masse dai loro discendenti). Poi, mentre sto cercando di digerire un panino pietoso, sento: “Any final rubbish?”* (di solito la formula “Any final...?” – tipo “Any final words?” o “Any final wishes” – è riservato per chi si rivolge alle persone in fin di vita, ma neanche ad un serial killer sul patibolo ci si permette di chiedere “Any final rubbish?”. Non per niente questi voli si chiamano low-cost).

Non finisce lì, però. Mentre cerco disperatamente di ricordarmi le parole di “Ave Maria”, una delle assistenti di Bruce ci informa in un inglese molto caratteristico che a coloro che desiderano acquistare biglietti di pullman per Manchester, la compagnia aerea sarà lieta di offrire uno sconto del 10%! Manchester? Ma questi si drogano prima del decollo? Manchester?! Per chi non è al corrente, Manchester è amata dagli abitanti di Liverpool quasi quanto Lecce è amata dai baresi, con la differenza che a Lecce almeno qualcosa di bello da vedere c’è. Manchester, invece, non solo è la città più grigia dell’Inghilterra – se escludi Hull, che da tempo stiamo cercando di cedere alla Germania – ma può anche vantarsi della pronuncia piu’orribile della storia del pianeta.** Ad uno di Liverpool puoi anche fare lo sconto del 150% e offrire in omaggio a vita un’equipe di massaggiatrici ninfomani brasiliane, ma in quella città non andrà mai***. Prevedibilmente, vendono zero biglietti per il pullman per Manchester, e al momento dell’atterraggio i passeggeri piangono di sollievo.

Quest’anno, incredibilmente, l’atmosfera di surrealtà è ancora più percepibile a terra. Il 23 dicembre, come da tradizione, inizio a fare le compere natalizie. A Chester, quei pochi negozi che non sono già chiusi a causa della crisi economica sono caratterizzati da scafali vuoti, merce scontatissima e turisti europei compiaciuti che ostentano gli euro come se fossero diamanti. Alle casse, degli avvisi funebri informano i clienti che, qualora l’acquisto si riveli difettoso, non avranno il diritto al rimborso, in quanto dall’indomani il negozio non ci sara’ più. Fuori, per completare il quadro What the Fuck is Happening?, c’è un sole splendido: tutte le nuvole, a quanto pare, sono partite in vacanza per la Puglia.

Tornato dai negozi, trovo nel soggiorno una scena di tranquillita’ sconcertante - quando ero uscito qualche ora prima, tutto era normale: uno dei nipoti stava sgozzando un cugino noioso e un’altro gli stava mordendo il Rottweiler mentre in sottofondo loro sorella stonatissima cantava White Christmas. Adesso i primi due – con faccie da angioletti – stanno collaborando silenziosamente per completare un puzzle, e la cantatrice sta scrivendo serenamente su una pagina enorme piena di disegni bizzarri. Prima ancora che io riesca a svenire per lo shock, suddetta nipote mi spinge in mano il foglio, annunciando: “I wrote a story about you!”

Per motivi di copyright, non mi è consentito rivelare molti dettagli del racconto; vi posso solo dire che io e due miei amici veniamo spudoratamente sfruttati da Babbo Natale e dal suo entourage di folleti mercenari, mentre questi ultimi si ubriacano consumando i bicchieri di whiskey lasciati vicino ai caminetti da bambini già esperti nei meccanismi dei mercati. Più sconvolgente della trama, però, è l’illustrazione che mi dipinge dissanguato in un letto a forma di sarcofago, immagine che mi avrebbe turbato molto meno se non mi fosse capitato fra le mani solo qualche giorno prima della mia partenza per quella terra desolata in cui ho già rischiato più volte la vita: la scozia. Se poi ne esco vivo, vi racconterò...


* traduzione: “Qualche ultima stronzata da sparare?” Una lettrice hostess insiste che a bordo l’aereo su cui lavora lei, invece, questa frase significa: “qualcuno ha altri rifiuti da darci prima che atterriamo?” Decidete voi...

** per farvi un’idea del suono immondo, provate a parlare senza muovere né lingua né labbra e allungate le vocali come se foste troppo deficienti per portarle a termine. In alternativa, cercate su YouTube qualche intervista con Liam Gallagher.

*** da quando ho pubblicato questo blog, 143.521 abitanti di Liverpool mi hanno contattato insistendo che se l’offerta è ancora valida, sono anche disposti ad abbandonare la loro famiglia per andare a vivere nella città nemica.

Thursday 11 December 2008

Can you really speak English? - 50 Questions for Intermediate Students

Below is a list of the kind of questions I expect my Intermediate students to be able to answer.

Note that:
- each question is to be considered a possible starting point for a conversation: feel free to elaborate;
- one-word answers (Yes / No / Hmmm / Er / etc.) are not acceptable;
- if you don’t understand a word or a question, ask me (IN ENGLISH) to explain, to speak more slowly or to repeat (the language you need for this can be found near the beginning of the “dispensa”);
- you will be assessed primarily on your ability to understand and communicate. Don’t panic if you make a mistake or if you don’t remember a specific word (if necessary, you can ask me in English how to translate a particular term from Italian);
- the list is not exhaustive.

1) What’s your recipe for happiness?
2) Is monogamy a good thing?
3) What do you hate most?
4) How much of your household waste do you recycle ?
5) Who or what makes you go weak at the knees?
6) Have you got any skeletons in your cupboard that you’re prepared to talk about?
7) What are you hoping for when you open your post in the mornings?
8) When were you last moved to tears?
9) When did you last put your foot in it?
10) Have you paid your television licence fee?
11) What’s the best joke you have heard recently?
12) What can you be sure you will never forget?
13) How is life in Apulia going to be different in twenty years time?
14) Are there any circumstances in which you might kill another human being?
15) If you could live one day over again, which day would it be?
16) Which actor would you want to play you in the film of your life?
17) What advice would you have given to your fifteen-year-old self?
18) Have you ever eaten foreign food?
19) Have you ever read a book that changed your life in some way?
20) Have you ever seen a film in English?
21) Have you ever had a supernatural experience?
22) Have you ever been to a political demonstration?
23) Have you ever been so drunk that you don’t remember what you did or said?
24) Have you ever met anyone famous?
25) Have you ever wanted to hit another person?
26) Have you ever made a speech?
27) Have you ever cried with joy?
28) Have you ever been abroad?
29) Have you ever laughed so much that it hurt?
30) What are you doing after the lesson?
31) What’s the first thing you will do when you get home this evening?
32) Where are you going to spend next weekend?
33) How will you feel if the Italy win the next European Championships?
34) What are the things you will never forget?
35) What are the things you won’t do for anybody?
36) Who are the people you will always do anything for?
37) How do you think the world will be different in twenty years time?
38) How long will it be before we discover life on other planets?
39) How soon is global warming going to become a problem that affects you?
40) Did you get any post this morning?
41) What did you get for your last birthday?
42) How did you get here today?
43) How are you getting home today?
44) Where did you get your shoes/jacket/bag?
45) How much did you get for your first job?
46) When did you last get really angry?
47) Did you get to do anything particularly exciting on your last holiday?
48) Is there a scene in a film which really gets you?
49) Is there anything about the university that really gets you?
50) Can you recite any lines from an English poem?

Thursday 27 November 2008

Inglese aggarbato: lesson 1

Durante gli anni ottanta, quando - per festeggiare la deregolamentazione dei mercati - gli americani si erano così fatti di stupefacenti da riuscire ad eleggere presidente per ben due volte Ronald Reagan, la lingua inglese è stata arricchita da una frase immortale. Proponendo un'alternativa economica alle cliniche di riabilitazione, Nancy, la moglie del Presidente-Cowboy, ha offerto un saggio consiglio ai tossicodipendenti: "Just say 'No!'".

Queste parole hanno avuto un effetto immediato e miracoloso: in ogni angolo di 49 stati* si sentiva raccontare di spacciatori, feriti gravemente alla sensibilità, che si sono suicidati in seguito a rifiuti troppo bruschi da parte di clienti fino a poco prima gentili e affidabili. Di colpo, Nancy Reagan ha sconvolto l'evoluzione secolare della risposta diplomatica. Oggi, più di vent'anni dopo, si comincia a riscoprire l'arte del "letting down gently". Dedico l'esercizio seguente alla memoria degli spacciatori mortificati durante quei anni terribili.

From the list below, choose the most suitable form of negative reply to the following questions:

1) How about dinner one evening?
2) Mummy, can I take this Jack Daniels to nursery tomorrow?
3) Any chance you could do it before the weekend?
4) Shall I put on some more Wagner?
5) You want to make babies tonight?
6) Do you find me attractive?
7) Will you come shoe-shopping with me tomorrow?
8) Do you think I'm fat?
9) Daddy, could I play with the chainsaw?
10) Would you be up for lending me your Ferrari for a few days in exchange for my wife?
11) Should we invite the bishop to the orgy?

a) I don't think that would be appropriate.
b) Is that the time?
c) You must be fucking joking!
d) Darling, this headache just won't go away.
e) Hmmm…
f) That might be difficult.
g) We'll see.
h) Maybe next year.
i) How can I put this?
j) Define your terms.
k) The fuck I will!

Il lettore che propone le risposte più divertenti vincerà un viaggio-studio a Detroit.

* Nell'Alaska i venditori di droga erano in sciopero per protestare contro la mancanza di angoli di strada bui in cui operare.

Wednesday 12 November 2008

Crocodile Dundee From Cerignola

Sono ancora in uno stato di shock. Ieri ho trovato sotto la porta del laboratorio linguistico una lettera anonima, scritta in sangue di cozzalo. Riproduco qui sotto il testo, agghiacciante non solo dal punto di vista grammaticale:

ATTENTION, TEACHER! TOMORROW THE YOUR BIG ENEMY WILL TO COME IN THE YOUR LESSON. IS VERY DANGER FOR YOU.

Di solito, inoltro tutte le lettere anonime che ricevo ad una mia amica psicologa genovese*, ma il biglietto d’ieri mi aveva colpito in maniera particolare e non solo per la presenza di punteggiatura. E’ più che plausibile, in effetti, che qualche nemico possa cercare di sabotare una mia lezione. Uno non può lavorare per anni come esportatore di alta cultura inglese senza alienarsi nessuno. Già quando si cerca di trapiantare una locuzione anglosassone in un contesto italiano, si corre un grosso rischio, come quella volta in cui per spiegare “in the middle of nowhere” citai Cerignola, e una studentessa con la faccia da angioletto, invitandomi a cambiare esempio, tirò fuori un coltello più grande di quello di Crocodile Dundee. Poi c’è stato il ragazzo a cui sono stato costretto a dare un cenno – nu tuzz’, per usare il termine scientifico – affinché lui capisse chiaramente che non poteva presentarsi a lezione con la maglia del liverpool. In più, ci sono i simpatizzanti della scozia (alcuni pretendono addirittura che il nome della terra desolata al nord dell’Inghilterra sia scritto con la maiuscola!!!), tre soci del partito BIG (berlusconi è in gamba) e un marito geloso che non voleva che la moglie facesse Full Immersion con me.

Insomma, di persone con motivo per farmi male, ce ne sono, ed è chiaro che occorrono misure di sicurezza. Da domani, pertanto, saranno ammesse alle mie lezioni solo e esclusivamente le persone che sappiano rispondere correttamente alle seguenti domande:

1) Are you now or have you ever been a supporter of liverpool football club?
2) Do you live in Cerignola?
3) Quale delle seguenti frasi descrive meglio la specie scozzese:
a) persona allegra e simpatica che indossa una gonna caratteristica e suona la cornamusa mentre vende lo “shortbread”;
b) barbaro mugugnante senza mutande e pieno di rancori nei confronti dei suoi vicini colti

4) Per placare l’ira degli dei, in che ordine sacrificheresti i seguenti servitori della patria: Renato Schifani, Cesare Previti, Giulio Tremonti, Umberto Bossi, Mariastella Gelmini, Bruno Vespa, silvio berlusconi?
5) Sei soggetto ad attacchi di gelosia?

Per fare l’iscrizione online, cliccare sulla voce “comments” qui sotto e inserire le risposte.

* ero sempre stato convinto che le servivano per uno studio universitario ma di recente, in occasione di un’emergenza intestinale durante una visita a casa sua, ho scoperto che le ricicla come carta igienica, iniziativa ecologica che esiterei a consigliare a persone a cui voglio bene.

Sunday 26 October 2008

PMS

Dopo il crollo dei mercati finanziari e l’inizio dell’implosione dell’economia mondiale non ci volevano altri sconvolgimenti, ma ieri ho fatto una scoperta che mi ha assolutamente stupefatto: sono rimasto così tanto tempo a bocca aperta che quando mi sono un attimo ripreso stamattina ho dovuto sputare tre falene, due etti di polvere e un nido costruito sotto il velo palatino da un colibrì spudoratamente opportunista.

Comunque, per tornare alla scoperta stessa, è successo così. Per disperazione, avevo momentaneamente abbandonato i miei tentativi di tradurre un testo sulla storia della transumanza nel Molise – per la cronaca, la frase a spingermi verso la fuga era “ovinogrill avanti lettere” – e stavo cercando rifugio intellettuale nel blog della mia amica (nonché genio) Sun of York*. L’ultimo articolo di Sun – essendole amico, mi è concesso usare il diminutivo – si intitolava PMS, scelta davvero intrigante: come quasi tutti i miei amici maschi, io soffro spesso di Pre-Match Syndrome – da non confondere con PMT (Post-Match Trauma) – ed ero molto curioso di leggere il punto di vista di una ragazza su questa terribile afflizione che rovina miliardi di weekend in tutt’il mondo (tranne negli Stati Uniti, dove l’estrema destra è riuscita a far sostituire i palloni con i fucili e il calcio con le sparatorie). Chissà se Sun non riusciva a proporre qualche soluzione?

Ragazzi, per farla breve, non ci hanno mai detto niente in proposito – sarà perché preferiscono soffrire in silenzio – ma anche le donne sono soggette a PMS!!! E per loro è addirittura peggio, visto che oltre a “irritabilità, depressione, crisi di pianto, mal di testa, e desiderio di scassare le balle”, le vengono “le tette gonfie, i capelli grassi e la pelle spenta”.

Vi confesso che adesso mi sento in colpa per tutte quelle volte in cui ho rimproverato una fidanzata per mancanza di sensibilità e di comprensione dopo che l’Everton ha preso gol nel ultimo minuto del recupero. Non avevo mica capito che il loro silenzio e quegli occhiacci paurosi dipendevano da un’angoscia ancora più profonda della mia.

In questi casi, fare riparazione adeguata non è mai facile ma forse c’è un modo: amici miei, da oggi cerchiamo di condividere più pienamente i nostri sentimenti calcistici con le donne intorno a noi. La PMS ci coinvolge tutti.


* Yes, Darling. Life Sucks! Il link si trova in alto a sinistra.

Thursday 25 September 2008

Vacanze Incubo - Prenotatevi subito

E’ successo. Ci ho combattuto per anni ma in questi giorni ho dovuto finalmente arrendermi e accettare la mia vera vocazione: da domani non scriverò più, non insegnerò più, non tradurrò più; a mezzanotte divento cento per cento businessman.

A dire il vero, è da tempo che ci stavo pensando. L’idea risale a circa due anni fa, quando mio fratello Sei mi ha raccontato di aver ricevuto, dagli altri broker del suo ufficio, 1.200 euro come pagamento per essere riuscito a mangiare 7 Big Mac in un’ora. Mi spiego meglio. Non è che io voglia prendere inspirazione da McDonalds; ci sarò andato tre volte in vita mia, in due occasioni su insistenza della mia vescica* e poi la mattina dopo di aver visto quel film in cui Michael Douglas, arrivato alla cassa del Fast Food un minuto oltre la scadenza per il Breakfast, deve ricorrere alla mitragliatrice per farsi dare un Egg McMuffin. Io non ero munito di armi da fuoco e quindi non sono riuscito ad esercitare la stessa influenza del marito di Catherine Zeta Jones (how the fuck did that happen?) sulle procedure di vendita, ma ho comunque imparato due lezioni importanti: 1) non esiste emetico più efficace del profumo di fritto sottilmente miscelato al polistirene; 2) la gente è disposta a dare soldi in cambio di prodotti** o, come nel caso di mio fratello, di servizi assolutamente impensabili.

E’ da quest’ultima scoperta che è nata l’idea per la mia nuova attività commerciale, Vacanze Incubo. La premessa è semplice: tornati dalle vacanze, ormai tutti raccontano le stesse cose (Bellissimo!...Gente favolosa!...Ci dovresti andare!...Non volevamo più tornare!...Abbiamo scoperto un piccolo ristorante davvero caratteristico!...La regina mi ha fatto un pompino...ecc, ecc.). I viaggi che organizzerà la mia agenzia, invece, daranno ai turisti la possibilità di riportare in patria dei racconti veramente avvincenti. Immaginate quanto saranno divertenti le serate con gli amici quando ci sarà da sentire aneddoti tipo: è’ stato solo quando hanno inghiottito l’ultimo dei bambini che ci siamo accorti che erano cannibali; ho mangiato delle schifezze in altri posti ma il cibo nell’ospedale dove alloggiavamo era da spavento; il campeggio era indecente: questi profughi non si preoccupano minimamente della figura che fanno.

Oggi sono lieto di proporvi in anteprima le offerte per l’anno venturo:

- Club 18-30: un’occasione unica per vivere le emozioni della vita al fresco. Ogni partecipante sarà ospitato da un carcerato che sta scontando una condanna tra i 18 e i 30 anni di reclusione. Attività disponibili: corsi pratici di “cuisine prisonnière” e di “tunnelling”; spaccamento di rocce, con istruttore qualificato; corsi di preparazione per il CCS (Certificato di Contrabbandiere Superiore). Pasti e bevande tutti compresi. Supplemento cella singola.

- Crociera Acque del Paradiso. Dopo un giro delle incantevoli piattaforme di petrolio sul Mar Caspio, scoprite i paesaggi incontaminati del Kazakistan, sorseggiate il famoso Cocktail Baku (vodka, vodka, grezzo e vodka) sulle coste soleggiate di Azerbaigian e abbronzatevi durante la visita guidata di un impianto nucleare iraniano. Partenze a novembre, dicembre, gennaio e febbraio.

- Natale con i Talebani. Scambiate i regali quest’anno con una famiglia di fanatici barbuti e godetevi i sapori tradizionali di zuppa di pietra e blasfemo al forno. Il giorno di Capodanno non mancate alla Festa Nazionale dell’Eliminazione dei Beni Culturali, quando avrete la possibilità di distruggere statue, opere d’arte, palazzi d’epoca, ecc. A tutti i partecipanti verrà regalato un kalashnikov come souvenir.

Affrettatevi a prenotare. I posti sono limitati e il mio telefono sta già squillando.


* a proposito, quando da businessman passerò a fare il consulente, proporrò alla catena di dedicarsi a quello che fa meglio: l’offerta di cessi semi-decenti.
** già che ci siamo, qualcuno mi sa spiegare da che parte del pollo escono quei “nuggets”?

Monday 15 September 2008

Capello più bello con birra cinese

Mercoledì scorso ho ricevuto un invito a casa di un amico mio che era riuscito ad accedere via internet ad un canale cinese che dava in diretta la partita Croatia-Inghilterra. Non ho accettato subito. Di solito, guardare una partita della nazionale inglese è appassionante quanto guardare della vernice mentre si asciuga, con la differenza che dalla vernice generalmente hai risultati più entusiasmanti. In più, i croati ci avevano battuti due volte nel girone di qualifica per gli ultimi campionati europei, e c’era anche da tener conto del fatto che cinque giorni prima, tra le montagne di Andorra, i nostri eroi miliardari avevano faticato a vincere contro nove dilettanti, un pastore zoppo e una scimmia che aveva imparato a giocare a pallone in un circo pirenaico. Le premesse, insomma, non erano buone. Comunque, spinto in parte da un senso di dovere – la sofferenza per la patria ci tocca a tutti, no? – e in parte da un desiderio di sentire come si dice in cinese “gol”, “fuori gioco” e “Come cazzo fanno a mettere quello in porta?”, mi sono recato al lato sud di Madonnella Village, dove abita Ian.

I primi minuti del match non offrono sorprese: noi non creiamo occasioni da gol, gli avversari menano i nostri centrocampisti con un savoir-faire squisitamente balcanico, e della telecronaca cinese non si capisce assolutamente una minchia. Finite le prime bottiglie di Peroni Gran Riserva - ormai, in onore di Fabio Capello, gli inglesi bevono solo birra italiana durante le partite della nazionale - mi avventuro in cucina in cerca di rifornimenti. Perdo un pò di tempo a salutare i salumi eccezionali che mi accolgono quando apro il frigo, prendo le bottiglie e torno dallo schermo. Gesù! Non riesco a credere ai miei occhi: l’Inghilterra sta vincendo tre (nel senso letterale della parola) a zero, i cronisti cinesi si stanno avvicinando ad orgasmi dolorosi e Ian è steso immobile per terra, svenuto per lo shock. Si riprende momentaneamente quando la Croatia segna il gol della bandiera, ma poi, mentre i giocatori inglesi passano la palla fra di loro con disinvoltura – proprio come se fossero stranieri – e segnano un quarto e un quinto gol*, gli viene la tachicardìa e sono costretto a chiamare il medico. Quest’ultimo arriva al momento del fischio finale quando Capello, a torso nudo, sta già cantando “Rule Britannia” a squarciagola.

Abbassando il volume, il Dottore ci spiega che non bisogna mai mischiare la tv cinese con la Peroni Gran Riserva: il cervello umano non è in grado di reggere certe cocktail. Prescrive a Ian due settimane di Dregher** e Italia 1 e ci assicura che l’Inghilterra si rimetterà presto a fare schifo come prima. Non vi dico che sollievo!

* saggiamente annullato dall’arbitro per motivi di salute pubblica
** lo so, ma è così che l’ha detto

Thursday 4 September 2008

Addio al Gelibato

Qualche giorno fa ho letto sulla famosa rivista parigina Qu'est-ce qu'on est Supérieure! che ogni anno in Inghilterra più di tre milioni di persone vengono uccise da parenti. E' vero che i francesi tendono ad esagerare i difetti delle altre nazioni quasi quanto ricorrono all'iperbole per parlare delle proprie qualità - se non sbaglio, alle Olimpiade di Beijing i nostri amici gallici hanno vinto medaglie d’oro sia per il Lancio della Critica sia per il Vanto in Alto - ma è anche innegabile che spesso i parenti (e forse non solo quelli inglesi) meriterebbero di essere eliminati.

Prendiamo il caso di Parente X (per rispetto della privacy e per non regalare troppe prove alla polizia nel caso di eventuali arresti, accuse, processi, ecc., preferisco non rivelare il suo vero nome). Fra tre settimane X si sposa, il che è significativo non perché costituisce in sé motivo di omicidio* ma perché necessita l'organizzazione di uno Stag Night**.

La parola chiave qui è “organizzazione”. Certo, progettare uno sbronzo collettivo non richiede l’assistenza di astrofisici o l’uso dei software della NASA, ma comunque un minimo di previdenza ci vuole. C’è anche da dire che di recente il compito di chiunque organizzi questi eventi si è complicato grazie all’evoluzione degli Stag Night in Stag Weekends o addirittura in Stag Weeks. Di conseguenza, bisogna prevedere attività sportive (golf, paracadutismo, caccia allo scozzese) per riempire quelle poche ore ogni giorno in cui lo Stag e i suoi compagni non si stanno o riprendendo dagli eccessi della notte prima o preparando per i baccanali della sera a venire. Rimane il fatto che si tratta di un livello di organizzazione che non dovrebbe rappresentare una sfida particolarmente difficile per un essere umano ancora in possesso di qualche facoltà mentale. O così avrei immaginato.

Tutto inizia bene. All’aeroporto di Ginevra ci aspetta un pullman di lusso guidato da un autista simpatico e gentile. Mentre ci avviciniamo ai paesaggi spettacolari intorno a Monte Bianco, beviamo lo champagne e, ridendo, discutiamo sulla potenziale letalità del rafting previsto per l’indomani. Tutti sono entusiasti, ad eccezione di un mio cugino, insolitamente pallido e silenzioso, che conosce bene il fiume. Il pullman comincia a salire. Davanti a noi la strada diventa implausibilmente ripida e ad un certo punto, mentre stiamo per precipitare in un abisso, intravedo dei pinguini tremanti che battono i denti e si stringono insieme sotto gli alberi.

Dopo alcune ore di salita arriviamo all’albergo, una struttura spartana di nome Le Dernier Refuge, dove siamo accolti da un personaggio che ricorda un modello di homo erectus nel Natural History Museum di Londra. Dai versi che emette questa figura, si capisce che dormiremo per terra e che c’è a disposizione un frigorifero per tenere calde le bevande. Sembra che non ci siano ristoranti nei pressi ma Erectus ci può fornire coltellini se vogliamo procurare della carne di orso polare dal ghiacciaio lì accanto. Non è chiaro se si tratti di tagliare bistecche dal cadavere di un animale già defunto o se da questi parti cenare sia una forma di Extreme Sport.

X si frega le mani per la contentezza. “Bello, eh, ragazzi? Che posto genuino! Beh, vogliamo uscire subito o ci prendiamo mezz’ora per rimetterci in sesto?”

C’è un silenzio glaciale.


* almeno per quanto mi riguarda, ma questo può dipendere dal fatto che non sono sposato.

** Così viene denominato in inglese l'Addio al celibato. Letteralmente il termine significa "Notte del Cervo". Deriva dal fatto che prima di accoppiarsi definitivamente, il cervo, insieme agli altri maschi del gregge, fa il giro di tutti gli abbeveratoi della foresta in cerca di cerve assetate di sesso e non trovandone finisce per ubriacarsi a ciuccio.

Wednesday 27 August 2008

L'uomo dei dadi

Ti senti scocciato? Depresso? Arrabbiato? Beh, prima di spararti, o di fare fuori parenti, amanti, colleghi o amici, prova questa semplice ricetta. Ti serviranno carta, penna e un dado – da gioco, non da brodo: nella mia esperienza il brodo serve solo ad aumentare la depressione o la rabbia* .

Trovati gli ingredienti, chiuditi in una stanza – se questo non e’ possibile, assumi un’espressione genericamente ostile che faccia capire a quelli intorno che disturbarti puo’ risultare pericoloso – e sul foglio di carta segna i numeri da 1 a 6. Adesso, senza riflettere troppo, accanto ad ogni numero scrivi una proposta. La natura delle proposte non importa – possono essere semplici o strane… osa quanto vuoi. Basta che tu sia disposto a realizzarle.

Nel romanzo L’uomo dei dadi, scritto da Luke Rhinehart, il protagonista (uno psichiatra newyorkese chiamato anche lui Luke Rhinehart) teorizza la terapia del dado per curare la noia che sente nonostante abbia sia una bella famiglia sia una carriera di successo. Luke fa uso del dado per combattere la routine, per rendere piu’ varia la sua vita sessuale, per decidere se portare i figli in piscina oppure a giocare a tennis, per capire che ruolo assumere durante il giorno o anche durante periodi brevissimi: in occasione di un cocktail party, il Dottor Rhinehart consulta i dadi ogni dieci minuti per capire se deve comportarsi da: 1) Gesu’; 2) uomo onesto; 3) maniaco sessuale disinibito; 4) deficiente muto che sbava; 5) adulatore; 6) attivista politico di estrema sinistra. In poche parole, l’idea inizia come gioco ma poi...

Purtroppo, il dado che ho appena lanciato mi ordina di non rivelare altro del libro. Mi dice invece di condividere con voi le sei proposte fra cui si decidera’ come sara’ svolta la mia vita per un anno intero dal 1 settembre prossimo:

1) Dimettermi dall’universita’, vendere casa e andare a vivere in India.
2) Dedicarmi giorno e notte alla distruzione di liverpool football club.
3) Assumere una nuova personalita’**, compresi nuovo accento, nuovi gesti e nuovi modi di vestire.
4) Continuare la mia vita attuale, ma consultando il dado alle 7,45 di ogni mattina per decidere come vivere quella giornata.
5) Lanciare una carriera politica (la scelta del partito toccherebbe al dado, ovviamente).
6) Cercare una donna che, senza voler sposarsi o convivere, sia disposta a fare un figlio.

Al piu’ presto, Dado volendo, rivelero’ la sua decisione.

* C’e’ un mio vicino di casa, socio dell’associazione Bastardi-Gourmet, il quale, ogni volta che la moglie gli propone il brodo a cena, scaraventa un figlio urlante dalla finestra (non sempre aperta). Mi raccontano che molti anni e molti chili fa era spesso la donna stessa a finire fra i frammenti di vetro sul pavimento del cortile. Qualcuno ritiene addirittura che il termine “colesterolo buono” e’ stato inventato da questa signora, nel giorno in cui per la prima volta il marito non e’ riuscito a sollevarla.

** Da essere determinata, con ulteriori lanci del dado, fra le seguenti possibilita’: 1) punk; 2) collezionista di tatuaggi; 3) Emilio Fede; 4) un cristiano rinato; 5) spacciatore giamaicano; 6) Antonio Cassano

Monday 4 August 2008

L'assassino delle piante

Uno dei piaceri principali di un ritorno alla tenuta famigliare e’ nel trovarsi circondato di verde. Non parlo soltanto del verde che i nipoti moccicosi lasciano come ricordo sulle magliette – quelle che non sono ancora riusciti a bruciare o a mangiare – o del colore malsano delle faccie dei tifosi del liverpool* mentre vomitano le loro opinioni banali nella metropolitana. Mi riferisco soprattutto agli alberi, ai prati, ai fiori e all’orto che trasformano in un quadro la vista da ogni finestra di casa.

Un quadro sempre in evoluzione, ovviamente. Ieri mattina il giardino era un oasi di tranquillita’ popolata solo da passeri, gazze, api e farfalle; speravo che si facesse viva anche la piccola volpe che l’anno scorso veniva a fare la siesta sul prato, ma non e’ piu’ venuta. Sara’ forse partita in vacanza ad Ibiza, dove vanno molti animali inglesi durante l’estate. Nel pomeriggio, a piedi nudi, ho giocato a calcio con una banda di piccoli parenti e al tramonto, mentre lavoravo qui nello studio, ho potuto guardare i miei che raccoglievano gli ingredienti per la cena: una zuppa a base di aglio, piselli e zucchine; carne di maiale con patate e fagiolini; crumble (intraducibile, ma ve lo consiglio) di more e mele. Era tutto buonissimo – i miei dubbi sull’aglio si sono sciolti al primo sorso – e l’unico dispiacere era per mio padre che avrebbe voluto che anche il bacon fosse di “sua produzione”.

Mentre mi digerivo sulla veranda, riflettevo sul mistero di come due appassionati di giardinaggio come i miei, entrambi discesi da contadini irlandesi, possano aver prodotto un figlio (come me) cosi’ pericoloso per le piante. Chiariamo: amo molto tutto quello che ha a che fare con la Natura, ad eccezione dell’ortica (storia lunga che forse vi raccontero’ un giorno), delle zanzare e dei topi** . Il problema e’ che, per quanto riguarda le piante, ho scoperto di avere dei poteri “soprannaturalmente” distruttivi. Ho perso il conto del numero di piante “indistruttibili” che sono morte poche ore dopo l’ingresso in casa mia; piu’ di una volta dei volontari di Greenpeace hanno scalato i muri per salvare del basilico moribondo sul mio balcone e il mese scorso, solo guardandolo, ho ucciso un bonsai in braccia ad una signora in Via Sparano.

Ci sarebbe da disperarsi. Stamattina, pero’, sdraiato sull’erba sotto il melo a guardare gli scoiattoli che ci giocavano, ho avuto un momento di illuminazione: visto che la mia vocazione non e’ per le piante, deve essere per il bestiame. Dopo pranzo vado in campagna a comprarmi qualche maiale. Cosi’ mio padre potra mangiare il bacon fresco e io avro’ uno dei balconi piu’ ecologici di tutta la Madonnella.

* Non e’ un errore tipografico: quando si parla della squadra, e non della citta’, non si mette mai la maiuscola. Mi raccomando.
** Non cito i tifosi del liverpool perche’ non sono da ritenere naturali.

Tuesday 29 July 2008

Il frate bastardo e lo scoiattolo sfigato

Ieri, dopo molti anni, mi e’ venuto in mente Barry Binner. E’ successo mentre i miei Nipoti 2c, 7a e 7b seppellivano in fondo a un piccolo stagno di fango il libro che avevo momentaneamente poggiato sul prato per dedicarmi all’estinzione di un incendio nato quando altri due nipoti – quelli i cui nomi e la cui provenienza non mi ricordo mai – hanno dato fuoco alle mia valigia. (Per la cronaca, sono riuscito a salvare il mio boxer preferito, la manica di una camicia e uno scoiattolo sfigato che era caduto da un faggio fra le braccia dei due diavoletti.)

Barry Binner era il simpaticone che nel penultimo anno di liceo mi ha chiesto di collaborare con lui durante la prova scritta di russo. Mi ricordo ancora il bagliore del suo sorriso specchiato nella lama del coltello che mi teneva alla gola. In quel momento mi sono accorto che per quanto fosse ammirevole il Precetto Numero 9 di mio nonno Jimmy (“Non farti mai intimidire da nessuno”), il principio conduttore della mia vita sarebbe stato “Non morire mai inutilmente”. Binner ha superato l’esame con la lode.

Sto divagando, comunque. Mi sono ricordato di Barry Binner non per la sua bravura con le armi (tra l’altro, chi conosce miei nipoti sa benissimo che hanno a disposizione un’arsenale che e’ l’invidia dell’esercito israeliano) ma per una riflessione filosofica che ha fatto un giorno durante la lezione di religione. Brother Bastard, uno dei frati della Congregazione dei Bigotti Sadici che gestivono la scuola, ci stava spiegando la contraccezione*, quando Barry ha deciso di condividere con tutta la classe l’ultimo frutto della sua mente criminale: “E’ una stupidaggine non fare tanti figli: piu’ ne hai, meno devi lavorare.” Dopo di essere stato picchiato e ridotto in fin di vita da Brother Bastard – i frati erano sempre meglio armati persino di Binner e non gradivano le interruzioni – Barry e’ riuscito a spiccicare qualche ultima parola. Nella sua visione della famiglia perfetta, ci disse, quei bambini che non fossero riusciti a lavorare e a portare al pater familias un guadagno dignitoso sarebbero stati impiegati come servi in casa.

Purtroppo, Binner e’ morto dissanguato prima di poter approfondire il discorso, ma le sue parole sono sopravvissute nell’abisso del mio subconscio. Cosi’ stanotte e’ nato il progetto “Sfruttanipotemento”, e gia’ stamattina 2c e 7b sono andati a prendere servizio in un cantiere di costruzione. Adesso uno dei piromani ha ricevuto un’offerta di lavoro molto interessante: gli hanno proposto di fare il guardiano all’Archivio dei Processi Giudiziari dei Parlamentari Italiani – lo stipendio e’ alto, avra’ il cherosene gratis e gli danno fiammiferi quanti ne vuole.

Io vado a fare spazio nel mio conto corrente e a comprarmi libro e valigia nuovi.


* non tanto i metodi, quanto il fatto che era da considerare un peccato mortale e atto abominevole agli occhi di Dio

Saturday 19 July 2008

Bari: una lezione di cultura per i parigini

Il parigino, diceva un compagno di Vincent Van Gogh al manicomio di Saint-Rémy, si distingue per la sua straordinaria gentilezza e umiltà nei confronti degli altri. Avrebbe potuto aggiungere che gli abitanti della capitale francese si riconoscono subito anche grazie a quell’abitudine pittoresca di recitare quotidianamente all’ora dell’aperitivo, con malinconia proustiano, il verso che tutti loro imparano da bambini:

“Si Paris avait la mer, ce serait une petite Ber.”*

L’invidia dei francesi verso il capoluogo pugliese è più che comprensibile. Secondo gli ultimi dati dell’Istronz (Istituto per lo stravolgimento nazionale), Bari ormai attira più turisti che Roma, Venezia e Firenze. Alla stazione centrale hanno dovuto introdurre un sistema di prenotazione per i tanti giapponesi che vogliono filmare i treni, le biglietterie e gli orari ufficiali delle Ferrovie del Sud Est – evidentemente, le lunghe notti invernali a Kita-Kyushu e Fukuoka passano più in fretta quando si ha da guardare le riprese di cassieri baffuti o di tabelle che riportano le partenze per Putignano via Casamassima. Visitatori provenienti da ogni angolo del mondo affollano il quartiere culturale della Madonnella (“The Village”, come viene soprannominato dai critici d’arte e di musica) per “Il Festival dello Street Theatre”, che propone diversi spettacoli tradizionali, fra cui “Tu non comandi, io comando!” e “Come cazzo hanno montato quell’impalcatura?” Persino Bari 2**, definito “un paradiso terrestre” dal viaggiatore scozzese Hamish MacBollocks***, comincia a diventare una meta ambita dai turisti: l’anno prossimo su un piazzale di Via Capruzzi si aprirà un campeggio di lusso per zingari benestanti.

A Bari Vecchia, invece, il celebre Museo Vivente dello Scippo, una sorta di Disneyland alla Kubrick dove in passato gli avventurosi potevano liberarsi in modo esilarante di effetti personali ingombranti (borse, gioelli, macchine fotografiche, ecc.) in un autentico ambiente medievale, non sta più riscuotendo il successo di una volta, forse a causa delle innumerevoli attrazioni alternative. “Pas de problème,” dice Emmanuelle Belcul, l’attrice parisienne che da anni passa le vacanze estive nella sua penthouse a Fesca. “A Bari il ne manque absolument rien. C’est seulement là qu’on a la sensation d’être vraiment en vie.”****


* Il verso è stato poi tradotto e plagiato dai (grandi) poeti baresi: “Se Parigi avess lu mer sarebb na piccola Ber [Se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari]”.
** le zone oltre la ferrovia, che, secondo qualcuno, fanno anche parte della città.
*** Il simpatico indossatore di kilt è stato meno entusiasta della gita che ha fatto a Modugno, dove non solo gli hanno rubato il portafoglio (compreso il lucchetto) ma una motociclista gli ha anche investito il cane guida.
**** Traduzione: “A Bari non manca assolutamente niente. E’ solo lì che uno si sente veramente vivo.”

Monday 14 July 2008

Lezioni d'inglese indispensabile: le bestemmie


AVVISO AI TURISTI! Nei prossimi giorni, delle nuove norme saranno introdotte dal governo di Gordon Brown per vietare l'ingresso in Inghilterra* di individui che non siano in grado di: a) sostenere una lite seria in inglese corrente, usando termini e toni adatti; b) impiegare correttamente le imprecazioni approvate dalla Royal Academy of Vulgarity


Al momento dell’arrivo in aeroporto, i turisti saranno sottoposti a rigorosi esami orali condotti da doganieri nervosi e da tecnici della bestemmia. Cani speciali col fiuto linguistico, addestrati nel riconoscimento di aberrazioni di registro, assisteranno in qualità di osservatori (si fa per dire) a queste prove, e “neutralizzeranno” viaggiatori che cercano di importare uno o più dei seguenti item:

1) parolacce non omologate (e.g. “You are a great coglion!”);

2) collocazioni improprie (e.g. “You bloody bastard!”);

3) minacce espresse col uso del Presente Semplice (e.g. “Now I break your face!”) o del Presente Progressivo (e.g. “Now I am fucking your sister!”**);

4) minacce rivolte al sottoschiena dell’interlocutore (e.g. “Now I make you an arse like this!”);

5) imperativi travestiti da esclamazioni (e.g. “Fuck off! You’re already here!”);

6) accenti illegali (scozzese, sudafricano, barese, ecc. – un elenco completo di pronunce proibite è disponibile, su richiesta, dal Ministero per l’Accoglienza degli Stranieri).


La prova stessa consisterà in 4 parti, ovvero: Introduzioni; Scambio di insulti personali; Descrizione offensiva di una fotografia; Scambio di botte. Qui sotto, riporto la trascrizione della prima parte di un’esame sostenuto da un candidato di livello medio-basso:

Doganiere: Who the fuck are you?
Candidato: You are talking to me, bastard?
Doganiere: Who are you calling a bastard, Short-arse? Where are you from, anyway?
Candidato: I am come from the Italy, head of dick! Is problem for you?
Doganiere: You’re fucking right it is, Gino Ginelli! Bloody foreigners, coming over here stealing our jobs.
Candidato: I no want your job. I have the work in the my country: I do the teacher.
Doganiere: I bet you do, you dirty little...
Candidato: And my name is not Gino, is Nicola Ubarese.
Doganiere: Could you spell your surname for me please, Nicola, you picky little twat?
Candidato: Yes, is U-B-A... What I am doing? No, you go please to screwing the dog of your grandmother.


Il livello linguistico di questo candidato è stato ritenuto sufficiente per il rilascio di un visto valido per 7 giorni. Per i turisti intenzionati a passare più di una settimana in Inghilterra, è consigliabile seguire un corso intensivo di preparazione in modo tale da poter mandare a fare in culo l’esaminatore con la dovuta scioltezza.

* Da domani scomparirà il nome “Regno Unito”; le province della Scozia e del Galles saranno rinominate rispettivamente “Inghilterra del Nord” e “Inghilterra dell’Ouest”.
** Ovviamente, qualora il locutore stia intrattenendo, dal vivo, rapporti sessuali con la sorella dell’interlocutore, l’uso di codesta frase è irreprensibile e non sarà ritenuto punibile.

Friday 11 July 2008

Inglese per viaggiatori: le domande indispensabili

1) Could you repeat that slowly, please?

2) I’m sorry, could you repeat that again, just one word at a time?

3) Look, I apologise most humbly, but could you possibly break that down into syllables for me?

4) I’m afraid I missed the lessons at school on listening comprehension. Would it be too much trouble for you write that last sentence down on my handy note pad, please?

5) I can’t quite make out this letter. Is it an “r”* or an “l”?

6) How interesting! Does everyone in this country write in this extraordinary way?

7) You’re not bilingual by any chance, are you?

8) So when you said nine o’clock, you actually meant nine o’clock?

9) What do you mean the cars won’t stop if I just step out into the road?

10) Didn’t your mother ever teach you how to make proper coffee?

11) What time does the sun come out?

12) You call that a bathroom?

13) How much??!! You realise I don’t want to buy the train, just travel on it?

14) If I lend you my sister, will you show me the way to Piccadilly Circus**?


* pronounced “aaah”!!!
** pronounced... anzi, lasciamo perdere.

Saturday 5 July 2008

Il re della faccia tosta

In un vocabolario che non trovo più (la donna delle pulizie l’avrà sistemato nel forno o nella riserva dell’acqua – ma quella è un’altra storia), la chutzpah viene definita come la qualità dimostrata da chi, dopo di aver ammazzato i genitori, chiede clemenza al giudice in vista del fatto che è rimasto orfano. Seguendo il principio – enunciato da TS Eliot – che “i mediocri prendono in prestito, i grandi rubano”*, gli inglesi hanno trafugato la parola dallo Yiddish, un atto di chutzpah quasi al livello di quello di Eliot stesso, il quale, veniamo a scoprire, ha plagiato la riflessione da Picasso. Non avendo voluto perdere occasioni per dare conferma della propria grandezza, l’artista spagnolo l’aveva già fregata a Igor Stravinsky, che a sua volta l’avrà sottratta a qualche compatriota troppo rincoglionito dalla vodka per rendersi conto del furto. Insomma, di grandi in giro ce ne sono.

Nella storia dell’universo, però, quando si tratta di faccia veramente tosta, nessuno regge il confronto con mio “cognato”. Il campione viene coronato di virgolette per una serie di motivi, di cui il più impellente è quello di aver abbandonato mia sorella durante tutti e tre le sue gravidanze, per poi lasciarla definitivamente quando è nato l’ultimo bambino. Detto brevemente, lo considero “famiglia” nello stesso modo che mi sento imparentato con le limacce.

Sembrava che “Cog” (rispettiamo la privacy non usando il vero nome) avesse raggiunto l’apice della sua carriera nel momento in cui ha chiesto gli alimenti a mia sorella – pare che qualche volta è rimasto in casa a fare il babysitter ai figli mentre lei stava al lavoro – oppure quando ha regalato alla figlia un dvd che aveva preso in prestito** da lei qualche mese prima. Ma l’abbiamo sottovalutato. Adesso mi raggiunge la notizia agghiacciante che, dopo mesi di silenzio, “Cog” ha telefonato per sapere se sono arrivate le maglie del Manchester United che aveva mandato per i due maschi. MANCHESTER U-FUCKING-NITED!!! CI RENDIAMO CONTO???!!!

Fra un’ora parto per l’Inghilterra. Non arriverò in tempo per godermi il falò su cui mia sorella sta cremando gli indumenti diabolici, ma non posso perdere altro tempo. In quanto Zio Responsabile dell’Istruzione Calcistica, devo provvedere subito a vestire i nipoti con la divisa (non rimovibile) dell’Everton. Per quanto riguarda “Cog”, ho solo da imparare bene il discorso da fare davanti al giudice: “Vostro Onore, la pregherei di tenere conto del fatto che ho appena perso un cognato.”


*Tengo a sottolineare, per il beneficio di tutti i topini e di tutti i politici che ormai sono dipendenti da questo blog, che il poeta NON si riferiva né alle borse né ai soldi.
** Non “rubato”.

Thursday 3 July 2008

(Short) Free English Lessons 1: Frasi da eliminare dal tuo quaderno.

So-and-so. This does NOT mean “così così”. It is used as a noun by mothers and grandmothers to express disapproval of characters whom everyone else once described – for metaphorical rather than technical reasons – as “sods” [“sodomiti”], but who are now more commonly referred to as “bastards”.

Example of correct use: Silvio and Cesare are real so-and-sos.

My family is composed of five persons. The last native English speaker to use this expression was executed in 1772 for crimes against the language. It later emerged that, for tax evasion purposes, he had actually lied about the number of his relatives.

Example of correct use: There are five people* in my family.


* NB. Dogs are not people - though it might be argued that some people are dogs.

Tuesday 1 July 2008

5 libri leggeri da portare in spiaggia

Vi devo confessare una cosa (e qui rischio di essere cacciato per sempre dalla Facoltà di Lettere): non sopporto Joyce*, non sopporto Proust e, francamente, se devo scegliere fra un intervento dal dentista e leggere Virginia Woolf, opto senza esitazione per il primo. Ho sempre avuto il sospetto che il sceneggiatore di Fahrenheit 451 – il film di Truffaut che dipinge una società in cui leggere è illegale e i libri vengono bruciati dai pompieri incendiari – fosse stato da adolescente sottoposto a letture forzate di Al faro.

Chiamatemi pure incolto, ma per me lo scrittore deve innanzitutto fare divertire il lettore. Rispetto pienamente il diritto dei filosofi di farsi orgie di sostantivi astratti – bè, a pensarci bene, forse non pienamente: in realtà, vorrei una legge che vietasse ai filosofi l’uso di più di un sostantivo astratto per paragrafo – ma le cose che amo io in un libro sono story, style e simplicity. Elenco qui sotto alcuni dei miei preferiti.

1) Il giovane Holden – JD Salinger. Libro rivoluzionario. Dall’inizio hai l’impressione che il narratore parla solo con te, e non puoi non ascoltare.
If you really want to hear about it, the first thing you’ll probably want to know is where I was born, and what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don’t feel like going into it, if you want to know the truth.
[Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quella baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne.]

2) Post Office - Charles Bukowski. Immediato, grezzo, divertente. O lo odi, o lo ami subito.
“Look, Fay,” I said, “I know you want to save the world, but can’t you start in the kitchen.” “Kitchens aren’t important,” she said.

3) Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon. Una storia divertente e molto particolare raccontata in modo disarmante da un bambino che soffre di Sindrome di Asperger (una forma di autismo).
The policeman took hold of my arm and lifted me onto my feet.
I didn’t like him touching me like this.
And this is when I hit him.

4) Il lamento di Portnoy – Philip Roth. Racconta i tentativi di un ebreo americano di fuggire dall’oppressione psicologica della madre. Geniale, sconcertante. Fa ridere fino alle lacrime.
On the phone she is perpetually telling whoever isn’t listening on the other end about her biggest fault being that she’s too good. “You know what my biggest fault is, Rose? I hate to say it about myself, but I’m too good.” [...] These are actual words, Doctor, tape-recorded these many years in my brain. And killing me still!

5) Bulli e Pupe – Damon Runyon. Una serie di racconti divertentissimi ambientati a New York nel periodo del proibizionismo. Personaggi coloriti, stile unico.
...I look up and who is in front of me but Rusty Charley. Now if I have any idea Rusty Charley is coming my way, you can go and bet all the coffee in Java I will be somewhere else at once for [...] I wish no part of him. Furthermore, nobody else in this town wishes to have any part of Rusty Charley, for he is a hard guy indeed.

*Ritratto dell’artista da giovane è noioso, Ulisse non finisce mai, e come si fa a raccogliere tutta la droga necessaria per affrontare Finnegan’s Wake (anche il mio professore all’Università di Sheffield, esperto rinomato in materia, ammetteva di non essere mai arrivato alla fine di questo romanzo indecifrabile)? Non farvi ingannare da Gente di Dublino: è stato scritto da mio bisnonno, Jimmy Jarvis, che per modestia, e per paura di mia bisnonna, Savage, non ha mai voluto essere riconosciuto come il vero autore.

Saturday 28 June 2008

Epifania sul cesso

Oggi l’idea era di andare al mare, ma le troppe ciliegie che ho mangiato ieri si stanno vendicando di brutto – forse non hanno capito che io volevo solo aiutarle a realizzare il loro destino – e così, invece di passare la giornata a Torre Canne a fare il bagno e a mangiare panini col polpo, mi trovo a stringere i rapporti col cesso. Samuel Johnson riteneva che “non c’è niente che fa concentrare la mente quanto la certezza di dover essere impiccato il giorno dopo”. Che io sappia, Johnson non ha mai esagerato con le ciliegie di Conversano, ma il principio è lo stesso. Insomma, quello che veramente ti fa concentrare la mente, che si manifesti come morte imminente o come frutta riemergente, non è altro che la diarrea.

Ed è così che è nata la mia nuova visione politica *. Posso rivelare, per il beneficio dei futuri storici della politica, che il momento dell’epifania è stata caratterizzato da un forte crampo allo stomaco, ma adesso non soffermiamoci su questi dettagli. Passiamo direttamente alla verità fondamentale che mi è stato svelato, al problema di base che, se vogliamo assicurare un futuro decente ai nostri figli, dovremo risolvere al più presto: siamo troppo kin d merd.

Che cosa si può fare? Fortunatamente, sono stato illuminato non solo sul problema stesso, ma anche (le ciliegie erano davvero tante) su come risolverlo. Come spesso accade quando si ha a che fare con i problemi gravi, la soluzione risulta così semplice che c’è da meravigliarsi che nessuno ci sia arrivato prima. E’ un rimedio che si può riassumere in una singola parola: eliminiamo.

Riporto qui sotto l’elenco di cose da eliminare:

1) Le zanzare. Tanto, non piacciono a nessuno.

2) I tifosi del Liverpool. Idem, e sono anche presuntuosi.

3) Domenica In. Danneggia gravemente il cervello.

4) La prescrizione. Sarà perché sono straniero, ma la logica (“La dichiariamo colpev... Cavolo, sono già le cinque!... E’ libero di andare.”) di questo meccanismo mi sfugge.

5) McDonalds. Non mi piace neanche l’odore.

6) L’inno nazionale britannico. Fa schifo, e poi perché salvare la regina?

7) Vittorio Sgarbi. Meglio le zanzare.

8) Manchester. Piove sempre e gli abitanti hanno un accento orribile.

9) Cassieri maschi. Sono troppo lenti.

10) “Cultura” scozzese. Per amor di Dio...

* Chi non è ancora socio del mio partito FUC (Forwards and Upwards for Change) può consultare il blog del 10 febbraio 2008 per avere informazioni su come iscriversi.

Friday 27 June 2008

Senza un soldo a Madonnella

Come se non bastasse il caldo per rendere difficile la mia giornata, i russi vanno a tagliarsi le palle prima della partita contro la Spagna. Solitamente non sono contrario agli atti di auto-castrazione da parte di chi guadagna di più in una settimana di quanto io prendo in un anno – anzi, visto che le leggi a cazzo vanno molto di moda, perché non facciamo fare un bel decreto legge che costringe chi prende al di sopra di 10 mila euro al mese a subire la ciolectomia: così in un colpo si riesce a ridurre il tasso trmòn (ormai spaventosamente alto) e si crea lavoro per i taglialegna disoccupati – ma nel caso dei giocatori russi tenevo molto a che si mettessero in campo con i coglioni intatti. Chiariamo: non nutro particolare simpatia per i figli di Putin; è solo che all’inizio del torneo, dopo che mi è apparso in un sogno l’Arcangelo Gabriele vestito di maglia rossa, sono andato, insieme ad un amico inglese (non quello della fruttivendola), a puntare 20 euro sugli ex-sovietici a quota 30*. Dopo la resa pietosa agli iberici, non solo vediamo svanire 600 euro, ma perdiamo l’occasione di fare bella figura davanti ai clienti del bookmaker della Madonnella. E a pensare che avevo già lucidato il medaglione d’oro appositamente per l’occasione.

*qualora qualcuno si preoccupasse, l’eventuale vincita non mi avrebbe portato oltre la soglia dei 10.000 mensili.

Wednesday 25 June 2008

Figure di straordinaria merda

Il secondo rammarico più grande della mia vita* è di non aver avuto la telecamera con me il giorno in cui un mio amico inglese ha informato la fruttivendola, nonché una signora che comprava del sedano, che “non ho trovato da nessuna parte delle fiche fresche e succose come le vostre”. La reazione che avrei voluto immortalare non era tanto quella delle due donne sessantenni – che, a dire il vero, sembravano piuttosto lusingate dall’apprezzamento – quanto quella di un vecchietto che, mentre aspettava di essere servito, tastava le banane: aveva in faccia l’espressione di un ragazzino che a 14 anni viene a sapere dell’esistenza di natale e si accorge che solo lui non ha mai avuto regali.

E’ stato un bene, invece, che nessuno dei miei studenti avesse a disposizione mezzi di registrazione quando, in occasione di una lezione Pre-Intermediate durante il mio primo anno di insegnamento all’università, ho cercato di abortire una battuta non riuscita. Vedo ancora gli occhi spalancati e sconcertati della ragazza a cui mi sono rivolto pronunciando, con tutta la disinvoltura di chi è ormai sicuro di aver imparato bene il modo di dire, le sei parole che potevano costarmi il lavoro: “Scusami se ti prendo in culo”. Dopodiché è stato impossibile riprendere a spiegare le differenze fra Present Simple e Present Continuous.

Per fortuna, capita maggiormente che è lo studente e non l’insegnante a fare la figura. Ho già parlato in un altro blog della ragazza che nel suo curriculum aveva dichiarato, con orgoglio più che giustificato, di essere “very good at hand jobs” – secondo le ultime notizie che ho, la signorina adesso ricopre un importante ruolo di sostegno presso i ministeri – ma c’è chi va oltre. In una giornata calda d’estate, una di quelle in cui quell’amico inglese si disseta con le fiche fresche e succose, arrivano nel laboratorio tre ragazze che devono fare una lezione di recupero. L’argomento è “will”, più precisamente l’uso di “will” quando uno si offre di aiutare qualcuno; l’esercitazione si svolge in questa maniera:

Io: I’m hungry
1° studentessa [fingendo di tagliare un panino]: I will make you a sandwich.
Io: I haven’t got a pen.
2° studentessa [aprendo l’astuccio]: I will lend you one.
Io: I’m hot
3° studentessa [spostandosi in avanti sulla sedia e torcendo le labbra]: I will blow you.

Sarebbe stata l’occasione perfetta per realizzare una delle mie più grandi ambizioni, ovvero rubare le parole di Bogart alla fine di Casablanca: “This could be the beginning of a beautiful friendship.” Ma avevo perso la facoltà di parlare.

* il primo è di non essere Dio

Thursday 19 June 2008

Consigli per fare bella figura durante la tua vacanza in Inghilterra

1) Prima di partire in vacanza a Londra, impara bene come arrivare a Greenwich e a Leicester Square in modo da non dover mai pronunciare o l’uno o l’altro nome.

2) Quando ti capita di dover pronunciare la “th”, evita di mettere la lingua fra i denti: anche se il suono ti esce bene, il tuo interlocutore sarà troppo impegnato a togliere la saliva dalla faccia per rendersi conto di quello che stai dicendo.

3) Sempre a proposito della “th”, evita di nascere il 30 di qualsiasi mese. Se proprio non puoi evitare, quando ti chiedono del giorno del compleanno... menti .

4) Ricorda che si mette l’accento sulla prima sillaba della parola “hotel” solo quando ci si trova a cantare con gli Eagles.

5) Resisti alla tentazione di chiedere agli inglesi “Do you speak English?”

6) Le frasi provenienti dai libri di fantascienza (del tipo: "Sono simpatici gli scozzesi") non sono traducibili in inglese. Meglio il silenzio.

7) Al ristorante, stai attento a come traduci. Se richiedi "little ears with summits of rape" potrai anche finire in carcere.

8) Non è consentito ai privati importare le cozze. Chi viene beccato dalla dogana con i molluschi in valigia rischia un mese di reclusione nella mensa di un liceo statale.

Saturday 14 June 2008

Proposte per migliorare la città di Bari, n° 2

Fra i vari splendori di Chester, deliziosa città romana nel nordovest dell’Inghilterra (vicino alla frontiera col Galles) c’è una legge la quale - per il modo in cui salvaguarda il bene pubblico - andrebbe presa come modello da tutti i parlamenti del mondo. In breve, gli statuti municipali di Chester garantiscono tuttora il diritto degli abitanti di ammazzare i gallesi. Certo, anche nei tempi lontani e illuminati in cui la legge è stata introdotta, gli estremisti della correttezza politica sono riusciti a limitare la sua portata: l’uccisione può aver luogo solo all’interno delle mura del centro storico e solo dopo il mezzanotte. Meglio di niente comunque, e anche meglio della situazione a Hereford, altra città di frontiera, più al sud, dove chi vuole fare fuori un Celta non solo deve aspettare la domenica, ma è costretto a munirsi di un arco lungo, pena multe pesanti.

A Bari, il problema di gallesi a spasso in piena libertà è un pò meno sentito, il che non vuol dire, però, che non abbiamo da imparare dalla brava gente di Chester e di Hereford. C’è sempre spazio per qualche legge fantasiosa in più, e pertanto mi permetto di fare alcune proposte.

1) Durante le ore che vanno dalle 00,01 alle 23,59, sarà il diritto inalienabile di ogni cittadino lanciare una o più bombe a mano attraverso il finestrino aperto di macchine le cui autiste insistono sul condividere, ad alto volume, le loro orribili preferenze musicali. Nel caso di musica house, il diritto diventerà un dovere.

2) Durante le ore di apertura dei supermercati, sarà severamente vietato rallentare, pagando con buoni pasto, le code alle casse. Ai clienti infastiditi sarà garantito il diritto di lapidare il colpevole. Laddove non sono disponibili pietre di peso e dimensioni adeguati, sarà consentito ai lapidatori usufruire delle lattine di pelati e delle bottiglie di Dreher.

3) Il weekend, le case degli individui che non raccolgono gli escrementi lasciati per strada dai loro cani, saranno trasformate in Cessi Aperti a disposizione di tutti i soci delle seguenti associazioni:
Pisciatori Senza Mira, Arredo Cacca, Viaggiatori Contro L’Igiene, Lega Sputi e Catarro.

Wednesday 11 June 2008

Proposte per migliorare la città di Bari: n° 1

L'introduzione di orsi grigi nel fosso del castello. Servirebbero non solo come incentivo al turismo ma anche come soluzione ecologica e economica alla delinquenza: le ricerche indicano che gli orsi nutriti quotidianamente di spacciatori e topini scaraventati giù dai bastioni godono di salute mentale migliore rispetto ai compagni vegetariani; d'altronde, sorridono di più agli spettatori e scoreggiano con meno disinvoltura.

In occasione di feste padronali, lo spettacolo si potrebbe arricchire dando ai criminali prescelti un'arma simbolica (borsa da donna, cucchiaino, carta stagnola, ecc.) e introducendo elementi di musica e illuminazione per creare un effetto "son et lumière". Ovviamente, nessun animale sarebbe maltrattato o ucciso durante lo show.

Thursday 5 June 2008

Bastard Time

It comes to you in a flash. Well, maybe not a flash, more a kind of low-watt flicker – like one of those eco-friendly light bulbs you’ve been using to save the planet. Not that you’ll be bothering about the planet for much longer, ha ha!

You’d be furious with yourself for not thinking of it earlier if you weren’t so pleased with yourself for thinking of it at all. That’s the beauty of truth, perhaps: when it hits you, it wipes out your capacity for all those pointless impulses like regret, anger and altruism. The sheer simplicity of it leaves you unable to think about anything else. Which will be why since yesterday the only thought in your head has been:

BECOME A BASTARD

You’re pretty certain that your head doesn’t mean this in the “go-and-get-born-out-of-wedlock” sense: as objectives go, that one would pose rather more logistical difficulties than you feel you can deal with at the moment. No, what the grey cells have finally concluded is that you need to toughen up your act, forget about respecting others’ rights and feelings, and start doing whatever the fuck you feel like. It’s the only way. You look around you and the only people getting anywhere or having any fun are the Don’t Give A Shit brigade. Accordingly, you assemble a panoply (or whatever the collective noun is – pack? school? exultation?) of role models and set to work analysing just what it is that makes them the bastards they are. For legal reasons you are not allowed to publish the names of the paragons in question, but there is no law against writing down their guiding principles. Ergo:


Do what you want.
Do it for God.
Spout about justice.
Only drink blood.


Never feel guilty.
Lie and deny.
Piss on the wounded.
Never tell why.


Steal from young children.
Don’t share the loot.
Serbian hairstyle
.
Smile when you shoot.


What fun there is to be had! Only you don’t know where to start.

Tuesday 29 April 2008

Sunday 24 February 2008

The Times They Are A’ Changin’

This is getting beyond a joke. You can see clearly enough that anyone re-emerging into 21st century daylight after, say, two decades of wandering blindly through the Borneo jungle or a Glasgow suburb might be in for one or two surprises. Apart from anything else, the putative Crusoe would have to come to terms with the bewildering realisation that in many pubs cheese and onion crisps are now only available in big bags. Or is that just in Sarawak?

Whatever. Twenty years is twenty years. The evolution of fried potato distribution, shocking though it might be, is something that on reflection you may feel you should have seen coming. What is rather harder for a human mind to comprehend is when... well, let us go back in time, to Wednesday last.

The early evening air is crisp (in the non-cheese-and-onion sense) and Bari is purring with the satisfaction of a city that knows it has once again done more than its bit to contribute to the world’s carbon emissions. In the setting sun, a lacquered teenage prole in a tracksuit is revving his blocked-in Ford Ka in a manner reminiscent of a retarded gorilla that hasn’t mastered when to beat its chest. You consider buying a banana to throw to him, but the street vendor is engaged in his own version of guttural sub-communication with a couple of throwbacks whose AC Milan scarves resemble nothing so much as broken leashes. With a warm glow of reassurance in your viscera, you walk on as far as the butcher’s, which, as always, is an oasis of timeless stability: a housewife is buying in meat by the hundredweight for her extended family’s midweek carnivore training, the main macellaio is bantering about sausage quality and the guy on the till looks more than ever like an embalmed piglet. In the piazza an insouciant youth with a healthy disregard for the convention of gear-changing at corners narrowly fails to mow you and your salsicce down on the crossing, and in the window of the TV shop the Serbs are revolting. In short, as you unlock your door and settle down at your computer to translate, the world is at peace with itself.

Some sixty hours later, reeling from over-exposure to the language of prose writers who fancy themselves poets, you emerge pale and twitching into a Saturday morning. At first you take things in your stride. Okay, so the Ferramenta at the end of the road, not content with closing every time you need anything from it, has now metamorphosed into yet another discount detergent store – these are now so plentiful that you can only assume the locals have taken to washing down the carcases they drag home from the butcher’s with goblets of Dash and Mastrolindo. But what is this? A taxi driver braking to allow you to negotiate a pedestrian crossing? Cautiously, and not for a moment letting his front wheels out of your sight, you cross to the far pavement. Your insides are suddenly in turmoil and it takes you all of the seven minute walk to the post office to calm yourself down. The glass door opens smoothly to welcome you in and a smiling employee nods you straight to his counter. As dizziness overcomes you and all your previous queues flash before your eyes, suddenly and instinctively you know precisely what it means to stumble out of the jungle.

Sunday 10 February 2008

FUC For The Future: Italy’s Newest Political Party

In response to the thousands of voices clamouring in my head for me to assume the helm of government in Italy, I have decided to lay aside my personal desires and ambitions in order to stand for election in April. My new Party, Forwards and Upwards to Change (FUC), comes into being today. Membership is open to all those who share the party’s core values of forwardness and erm... upwardness. Details of how to pay the €5000 registration fee into my bank account can be found on the attached form.

Our aim is to expand the scope of the missionary work currently being undertaken by EFL teachers across Italy, so as to create a truly anglicised democracy. Accordingly, the key elements of the reform programme we propose are:

1) immediate removal from the Italian national football team of any player or member of coaching staff not in possession of a Headless Chicken Tactics certificate, in order to ensure that the country is never again distracted by frivolous World Cup success from the serious task of fucking its own economy;

2) introduction of specialist Pig Abattoirs and Bacon Warehouses in every province of every region;

3) staged introduction of driving on the left. Numerous academic studies have proved that the tendency of many Italian drivers to career wildly around roadways is an unconscious rebellion against state repression of the natural human inclination to proceed in an orderly manner along the left-hand side of any given carriageway;

4) creation on the island of Pantelleria of a Shortly-After-The-Millenium Dome to serve as a living museum to Italy’s Political and Cultural Greats. Visitors will be able to marvel at the spectacle of icons such as Silvio Berlusconi, Gigi D’Alessio and Valeria Marini at work and play in their own Case Popolari within the vast asbestos umbrella of the Dome;

5) privatisation of the railways, in order to ensure steep fare rises, rapid deterioration in the quality of service and the reinvestment of profits in the wellbeing of a few blokes who are backing my election campaign;

6) introduction of a Tosser Tax (Tassa Trmon) in pubs and restaurants which do not exclude... well, you know who you are;

Further information on our ambitious plans for the future will be made available as soon as I can be arsed to think of any.

Wednesday 23 January 2008

Hatha Yoga: Football & Enlightenment

You don’t remember if it was James Joyce, or that bloke who wrote The Making of Ulysses, or just some pisshead down the pub, who insisted that you can’t begin to understand the intricacy of the human soul until you have come to terms with Basic Truth Number 1 – that we are all rooted in our bodies. You do remember that it was your mate Mick Supple who pointed out that most of us are too busy trying to come to terms with Basic Truth Number 2 – that we want to be rooted in someone else’s body – to bother with Basic Truth Number 1.

For some reason this is running through your mind as, kneeling cross-legged before the Om, you try to coax the sole of your reluctant left foot to turn up and face the ceiling. As you look around at your companions breathing serenely and emitting harmonious, rainbow-like auras, it occurs to you that Joyce, or whoever it was, probably made his startling discovery during a yoga class: it is not until a human being establishes through surreally rigorous experimentation whether his limbs are made of rubber or not, that he can really start to comprehend who he is. Gasping, you wonder if everyone experiences what you are experiencing: the blinding light flooding into your consciousness, the dawning realisation that you’re physically fucked.

There is a yang to every yin, of course. In the twinkling of an eye (for the moment, not yours), the excruciating cramps have washed away every trace of the rage that drove you to Hatha in the first place, and, as you lie foetal and exhausted on your mat, you realise that you no longer wish to punch Mark Clattenburg¹. You have attained a state of Enlightenment and it is suddenly crystal clear to you that the wiser way will be to get one of the Tai Chi masters down the corridor to do it for you.


¹Footnote for the Uninitiated: Mark Clattenburg is the liverpool fc supporter who on 20 October 2007 stole a referee’s kit and “officiated” in the match between Everton and liverpool. Experts agree that Clattenburg’s performance was the most biased in the history of Association Football. A close friend of Stephen Gerrard’s, he is hallowed by liverpool fans on account of his having transformed a certain defeat into victory and having saved Dirk Kuyt from prison.

Saturday 12 January 2008

Yoga and the Amazon

You’d always steered clear of yoga. Well, not quite always. There was that time you went along to a talk in a ground-floor lock-up near the Law Courts in one of those backstreets sought after by your better class of minor criminal – the kind who wouldn’t dream of letting their children catch a bus to a bail hearing, or attend a talk by some shady yogi from the ashrams of Modugno or Fesca.

The lock-up is about the size of a deluxe prison cell. When you arrive it is already packed with cross-legged students, mostly girls, mostly vegetarian-plain. Of the three guys present, two are wearing expressions of full-time smugness that you would love to punch out (but that is not quite the spirit, you quickly remind yourself, in which to begin a voyage of discovery of the inner you), while the third appears to be trying to resolve some kind of breathing problem by closing his eyes, swaying, and clasping his hands in prayer. There is a general air of expectancy in the place, evocative of a camp of spiritual rebels about to flee across a border into a land of mythical promise: if you closed your eyes, plugged your ears and took some of the right hallucinogens you might almost be standing on the south bank of the Rio Bravo.

While you are casually wondering which of the precariously-positioned candles will cause the first fire, your right thigh, closely followed by your whole being, is suddenly distracted by the arrival of a flame-haired Amazon exuding quantities of sex appeal far in excess of those permitted by law in enclosed public spaces. She is sitting so near to you that the scent of the Jump On Me shampoo from her auburn ringlets almost overpowers you. It occurs to the small part of your brain still functioning that you have discovered the source of the praying guy’s breathing problems: he must have bumped into her coming out of the Yoga Toilet or somewhere.

After looking around in vain for a stick to bite on, you promise yourself that as soon as the world comes to it senses and invests you with absolute power, you will require women as damagingly attractive as this to carry large supplies of suitable bite-sticks at all times – an absurd idea, you immediately realise: obviously, from the moment you have anything approaching absolute power all damagingly attractive women will be too busy ensuring your own round-the-clock felicity to worry about anything else whatsoever.

Without warning, a young guy with a shaven head, improbable dressing gown and the charisma of a walnut emerges from behind a velvet curtain. After a dramatic (or, to be honest, undramatic) pause, he begins to speak, very slowly and precisely, and you have a vague sense that someone is sticking blunt needles into your soul. But nothing of what the guy says actually makes it past your ears, because by now you are meditating on the profound beauty of the Amazon’s timeless cleavage. All around you people are pretending to be trees, or something, but the only thing you are genuinely conscious of is an unfamiliar flame burning deep within your inner self. For a moment you think that you recognise Love, but then a shriek from the Amazon brings you back to reality: the first candle has fallen, and your lap is on fire.

(to be continued)

Thursday 10 January 2008

Death of an Estate Agent Foretold

This morning I heard the estate agent leading house-hunters up to the flat above. Reminded me that I still haven't killed the bastard. Now, this is going to sound like making excuses, but what with the novels and the translating and the teaching and the Christmas drink, I literally haven't had a minute for those pesky everyday jobs like slaughtering realtors.

It's not an ideological thing, though I guess if I reflected on it for any length of time I probably would develop homicidal impulses towards every member of that parasitic, slick-haired, cheating, lying profession. No, it's more a personal grudge.

Let's leave aside the 4% the seller and I both had to pay him – THIEVING SCUM! – and let's forget the crimes he commits against language in the name of sales (if there is any justice, he will spend eternity alone with a very short dictionary in a "compact" shit-hole "full of potential", much like the one he showed me across the square).

Let's get onto the neighbourhood he promised me I was buying into. I can still remember his exact reply when I asked about the building visible from the study: "They would be the Case Popolari." He hesitated, looked embarrassed. "Not wealthy people, but honest!"

And I believed him! But from the first moment I moved in, it was obvious he'd sold me down the river. Day after day I looked in vain for pitiful rags hanging from the washing lines, or starving children hurling food-rival siblings from the balconies. When the lights came on (lights, not candles!) in all those kitchens there was not a scurrying rat or a pile of mould to be seen. And things have been getting worse: last night someone held a cocktail party – on their roof-terrace, if you don't mind! – and this morning I spotted a uniformed servant polishing a satellite dish.

Workhorse, my dwarf butler, tells me not to take it too hard: the whole quarter's undergoing gentrification, he says, and even the estate agent couldn't have foreseen the speed at which it's happening. Doesn't seem right to me, though. You spend years toiling and saving for that dream of your own place with a panoramic view of poor people, and you end up having to stare out at bastards who are richer than you are. Immoral, I call it. Someone's going to have to pay.

Tuesday 8 January 2008

Connoisseurs of Crap

I have always liked the Tate in Liverpool. One of its most appealing features is the absence of art connoisseurs swooning over the magnificence of crap. Not that there isn't any crap, you understand. It's simply that Scousers are not yet comfortable with the terminology, and so instead of the breathless Enlightened with their “Can’t you just feel the artist’s anguish oozing out of the rubber?” (whenever anything starts oozing out of rubber, you know it’s time to run) you tend to get unimpressed schoolchildren seeking confirmation from their teachers that “That is shite, isn’t it Miss?”.

My own personal highpoint in the museum was some years ago when I was privileged to see at first hand a work entitled “An Oak Tree” by a certain Michael Craig-Martin*. The oeuvre consisted of a glass of water on a raised wooden shelf, and an explanatory text from which I was able to divine that although the glass of water resembled a glass of water, it was in fact an oak tree. The power of this kind of work lies in its ability to inspire an enduring emotional response in the spectator: my own initial “FUCK O-OOFFFF!” is as fresh in my guts today as it was when I first beheld the sculpture.

And at this point – though I have by no means finished with the Tate – I shall retire to quell my art-inspired rage with some breathing exercises. Or maybe some booze.

* I believe the Oak tree is now at the Tate Modern, where it can be admired by a wider audience.

Tuesday 1 January 2008

Liverpool, Capital of Culture

From the moment you step off the escalator that carries you up from the bowels of the earth below Liverpool Central, your mind goes into overdrive – evidently, in Capitals of Culture people think quicker – and you observe, quite effortlessly, that in order to reach the surface you will have to ride a second moving staircase. Not in itself a genuine epiphany perhaps, but what has roused your grey cells from their habitual torpor is the sudden realisation that at Lime Street, only several hundred yards away, there is only one escalator. Fuck me! Can no one else have noticed this? You look around you and are disconcerted by the calm of your fellow travellers, who are patently oblivious to the fact that something fishy is going on.

When you emerge into Bold Street and daylight, unease gives way to shock. If you weren’t seeing this with your own eyes, you would never have believed it could happen in Liverpool, but the evidence is irrefutable – every last piece of litter has been stolen. You look around frantically for a policeman, but then think better of it: this isn’t just a case of petty theft by juvenile environmentalists; this is a wholesale clean-out that can only have been perpetrated with the knowledge and connivance of people in power. Disorientated, you take refuge in Waterstone’s, and here you are momentarily reassured by the familiarity of the surroundings: the Three-for-Two book offers, the half-price English Countryside and Cat calendars, and the absence of Charles Bukowski and Damon Runyon from the bookshelves.

Breathing normally once more, you head up towards Lewis’s. Under a sign that says “Culture Quarter” – since when, you wonder, have Scousers been referring to parts of their city as “quarters”? – and points in the direction of St John’s Market, a group of multiracial scallies are comparing their couteaux Stanley. You do not linger. Not out of fear, you understand, but because today you have a precise objective, and time in the Cultural Quarter waits for no man.

Five minutes later you are in London Road, a UNESCO Site of Protected Squalor refreshingly untainted by the 21st Century Renaissance, and a genuine repository of popular culture. Over the uniquely sordid façade of the Adult Pleasure Parlour, a sign in a first-floor window promises Halal Meat. Preferring not to dwell on the disturbing implications of this, you press on up the hill to the TJ Hughes Museum of Liverpool Life. Disappointingly, your favourite part of the shop, the Scuba Diving Department, has ceased to exist – explorers of the Mersey coral reefs are now constrained to journey to Warrington or Widnes to purchase their equipment – but in the Main Store visitors can still enjoy the colourful traditional spectacle of Post-Christmas Returns, when daughters bring back the blowlamps their drunken fathers mistook for hairdryers, and old gippers attempt to get money back on disintegrating slippers bought in 2003.

It seems wrong to leave without making some kind of contribution to the upkeep of the place, so you buy a suitcase large enough to carry some Culture back to Italy and wheel it past the pools of vomit to Lime Street. Where a funny thing strikes you on your way down to the train: the escalator here is twice as high as the ones in Liverpool Central.