Tuesday, 21 December 2010

Catholic Colpa


Ci sono due tipi di persone che nonna non sopporta: prima vengono quei Cattolici che non vanno a messa – a loro toccherà passare un bel po’ di tempo in Purgatorio prima che li lascino andare in Paradiso. I Cattolici di questo tipo rischiano davvero grosso, perché non hanno scuse come gli Hindu, i Buddisti o i Selvaggi, che sono nati in paesi poveri come l’India e l’Africa – quei posti dove nessun prete vuole andare a lavorare perché nessuno mette i soldi nel piattino delle offerte. Anzi – dice nonno – ci sono posti in cui la gente è così povera che prova a rubare i soldi dal piattino, come a Ford Estate e Woodchurch. E siccome lui stesso ha vissuto a Woodchurch, probabilmente è vero. A dire il vero non mi stupirebbe se fosse stato proprio lui a fregare i soldi dall’offertorio: nonna dice sempre che era un personaggio sospetto prima che lei lo prendesse e lo riportasse sulla retta via. Dice anche che non si possono biasimare i Buddisti o i Selvaggi perché non conoscono il vero Dio. Forse è vero, non si possono biasimare, però mi sa che Dio lo fa.

DIO NON STA BENE

DIO NON STA BENE, LeBolleBlu Edizioni, Bari 2010, è disponibile presso la libreria Laterza, Via Sparano, Bari e a http://www.amazon.it/

Saturday, 18 December 2010

Guida Aggarbata alle Preghiere Calcistiche


Il fatto è questo: anche se tu preghi e preghi ma dopo un po’ di tempo vedi che le tue preghiere non vengono esaudite, non ha senso innervosirti. Devi solo pazientare, dice Mr Wilson. Mr Wilson è il nostro insegnante di religione e non fa altro che ripeterci che non dobbiamo dire le preghiere solo per ottenere qualcosa in cambio.
“Dio non è come Babbo Natale, non so se mi spiego!”
Comunque c’è un trucchetto. Non devi mai chiedere a Dio cose per te stesso, meglio chiedere cose tipo del cibo per i poveri bambini neri dell’Africa che muoiono di fame. Così Dio è tutto contento perché ti sei comportato da buon Cattolico, e può darsi che per la contentezza fa una bella sorpresa pure a te. Tipo quella volta che Gli ho chiesto di mandare dei Mars ai bambini dell’Etiopia ed è andata a finire che l’Everton ha battuto il Southampton 8-0. A dire il vero, però, non ho mai controllato se alla fine i bambini etiopi quei Mars li hanno ricevuti o no.
DIO NON STA BENE

DIO NON STA BENE, LeBolleBlu Edizioni, Bari 2010, è disponibile presso la libreria Laterza, Via Sparano, Bari e a http://www.amazon.it

Tuesday, 14 December 2010

Serpenti nella culla


Aphrodite aveva due amiche, Sylvia e Sarah, due gemelle identiche. Identiche tranne per il fatto che Sarah aveva un modo strano di guardarmi. Non c'era niente di inusuale in questo, ovviamente. La mia faccia ispirava una sorta di affascinata repulsione quasi in tutti. In un'occasione notai che due suore ebbero un brivido alla mia vista. Avrei voluto rassicurarle, dir loro che era tutto ok, che la Natura aveva provvisto a ricompensarmi sotto forma di un enorme pisello, ma la timidezza ebbe la meglio.
Vi dicevo di Sarah. Aveva i capelli corti che le contornavano il volto come un migliaio di grandi virgole nere, e un sorriso che ti faceva sentire bene nel modo in cui ti fa sentire bene l'ultimo giorno di scuola. Quando, però, smetteva di sorridere, non sapevi più che pensare; i suoi occhi scuri avevano la curiosità affamata di un cannibale. Ogni volta che mi guardava, mi offrivo di andarle a prendere un biscotto
DIO NON STA BENE

Dio non sta bene sarà pubblicato il 16 dicembre 2010 da LeBolleBlu.

Wednesday, 17 November 2010

Guida indispensabile alla grammatica inglese

SIMPLE PRESENT Habits, Repeated Actions - I vomit on cabinet ministers whenever I can.

Permanent States - I am Irish. / Silvius is a wanker. / Vomit smells.

Is often used with Adverbs of Frequency - I usually vomit when I hear Emile Faith’s voice. / My dog always vomits when he sees Bruno Scooter on TV:



PRESENT CONTINUOUS

At the moment
- Sorry, darling, I’m vomiting on Umbert at the moment so I can’t help you wash the dishes.

In this period - I’m vomiting every day at the moment because I keep hearing such nauseating rubbish spoken on TV.

Future Arrangement - I’m vomiting in a “Puke on a Criminal” Competition tomorrow.



SIMPLE PAST

With specific past time
- I vomited on Mary Star yesterday evening.

When the specific past time is implicit (i.e. both speaker and listener know when even if it is not stated - Which bits of her did you vomit on? [“yesterday evening” is implicit]

Asking when - When did you last vomit on Mary Star?



PAST CONTINUOUS

Past action in progress at a given moment
- I was vomiting on the prime minister when the Angel of the Lord appeared bringing a message of personal thanks from God.



FUTURE - BE GOING TO + INFINITIVE

Future intentions
- I’m going to vomit on the next person who tells me that Silvius is “in gamba”.



FUTURE - WILL/SHALL

After the verb “think”
- I think I will vomit on Sarah Palin this afternoon.

Making promises – Trust me, darling, I will vomit on Mr Rent as soon as I see him.

For spontaneous (non-premeditated decisions) - I’ll vomit now, that way I can go out later.



CONDITIONALS

1st conditional (real possibility)
- If I have time today, I will vomit on Mr Bonds.

2nd conditional (more remote hypothesis) - If I were invited onto his programme, I would vomit on Bruno Scooter.

3rd conditional (no longer possible) – If I had been present at Bruno's birth, I would have vomited over the midwife.



PRESENT PERFECT SIMPLE

Finished action, time not important
- I have vomited on many Italian cabinet ministers but I have never vomited on a high-ranking German

Past action, present time - I have vomited on four cabinet ministers today / this week / this month.

Announcing news – British prime minister David Cameron has vomited over his Italian counterpart.

With “How long…?” “for” and “since” to express an unfinished action - How long have you wanted to vomit on Mr Three-Mountains? / For many years now I have wanted to vomit on Mr Three-Mountains. / I have wanted to vomit on Mr Three-Mountains since I first heard him speak.

(NB in many cases, including this one, the Present Perfect Simple and Present Perfect Continuous are practically interchangeable, hence: How long have you been wanting to vomit on Mr Three-Mountains? / For many years now I have been wanting to vomit on Mr Three-Mountains. / I have been wanting to vomit on Mr Three-Mountains since I first heard him speak. )

Past action, present consequence – Someone has vomited on Silvius. [That is why he is now covered in small, evil-smelling pieces of diced carrot.]

The Present Perfect is often used with certain adverbs – I have just vomited on Silvius. / I have recently vomited on Silvius and several of his colleagues. / My grandmother has not vomited on Silvius yet. / Are you seriously telling me you still haven’t vomited on Silvius?



PRESENT PERFECT CONTINUOUS

Describing recent activity where the focus is not on specific results (the action may be finished or unfinished)
– I have been vomiting on a lot of Silvius's friends recently. (cf. I have vomited on 73 of Silvius's friends this week).

With “How long…?” “for” and since” to express an unfinished action – How long have you been vomiting on Silvius’s friends? / I have been vomiting on Silvius’s friends for ten years now. / I have been vomiting on Silvius’s friends since I was 3 years old.



PAST PERFECT SIMPLE

Referring to a past action that precedes the past time on which the speaker is already focusing
- I had met Mrs Lendjames several times before the day I vomited that Chinese lunch over her.



PAST PERFECT CONTINUOUS

Referring to a continual (recurrent) or continuous (uninterrupted) past action in the period that precedes the past time on which the speaker is already focusing
- I had been vomiting on cabinet ministers for many years before I was first nominated for the Nobel Peace Prize. / I had been vomiting for at least 30 seconds when Bruno stopped speaking.



OBLIGATION

Obligation imposed by speaker
- You must finish vomiting over these photos of the cabinet before you go out to play.

Obligation not imposed by speaker - I have to finish vomiting over these photos of the cabinet before my mother will let me go out to play

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

Saturday, 7 August 2010

Il declino del chierichetto-imprenditore

Qualche mese fa, durante una cena famigliare, Nipote 6A ha fatto la seguente domanda a mia sorella Six:
“Mamma, ma in tutto il mondo ci sono persone più ricche di Zio Four?”
Abbiamo evitato tutti di guardare Four. Conosciamo già quella sua espressione compiaciuta da quando da ragazzino vinceva a Monopoly grazie alla sua capacità di convincere la mia sorellina Nine a vendergli le proprietà di valore a prezzi ridicoli. (Abbiamo scoperto anni dopo che, in cambio, Nine – mica era fessa, la bambina – si faceva dare una percentuale del guadagno delle Smarties di contrabbando che Four spacciava davanti al cancello della All Saints’ Primary School.)
“Direi che ce ne sono tante,” le risponde la madre.
Adesso, divertiti, tutti fissiamo Four, che non ha mai sopportato l’idea che qualcuno possa avere più soldi o più potere di lui: a sette anni, si é dimesso dai chierichetti ad All Saints quando ha scoperto che non aveva il diritto né di sentire le confessioni, né di dare l’assoluzione; poco dopo, ha messo su la sua prima impresa vendendo indulgenze durante gli incontri bisettimanali dell’Associazione dei Catechisti Ritardati di Liverpool.
“A dire la verità, 6A, sono anche io più ricco di Zio Four.” Stupiti, ci giriamo tutti verso mio fratello più piccolo, Seven. Tutti tranne Four, che é troppo impegnato a cercare di sopravvivere al pezzo di arrosto di agnello che gli é andato di traverso. Nine gli dà un colpo sulle spalle e un’enorme pallottola di carne ovina masticata esce ad alta velocità dalla bocca dell’ex chierichetto-imprenditore, sfiorando l’orecchio di Seven.
“Tu che cosa fai, Zio Seven?” chiede 6A. “Da grande, io voglio fare il lavoro che fai tu.”
“In effetti, non ci hai mai spiegato che cos’é che fai lì in Svizzera,” aggiunge mia sorella. “Dovremo mandare qualcuno a indagare.”
Four – che ha ripreso a respirare normalmente – annuisce entusiasta ma Seven, sorridendo tra sé e sé, non risponde. Io, intanto, controllo la mia agenda.

Sunday, 25 July 2010

Welcome in Bari (including le mie avventure da uomo nero)

L’aereo è atterrato già da 35 minuti ma nessun passeggero spunta ancora nella Sala Arrivi. Strano: sarà che i viaggiatori si sono così tanto affezionati allo staff della Simpaticoair durante il volo che non ci si vogliono più staccare; o forse la compagnia avrà anticipato l’introduzione del sistema a pagamento per chi vuole usare la scala per scendere dal comodissimo 737 (€9, più le spese amministrative, se prenoti prima tramite carta di credito; €18 all’uscita dall’aereo; e €35 se vuoi essere tra i primi a essere spinti giù per i gradini dall’hostess).
Le porte della Sala Bagagli si aprono all’improvviso e esce un poliziotto bestemmiando. Prima che si richiudano le porte, intravedo in sottofondo, sul nastro trasportatore, una cosa che non sembra affatto un bagaglio. Sembra piuttosto un bambino, e per l’esattezza ha tutta l’apparenza di essere mio nipote 7B.
Tecnicamente 7B non è un bambino, è una forza della natura, e come tutte le forze della natura può essere molto pericoloso. Io l’ho sempre adorato, però, perché è affettuoso, mi fa ridere in continuazione, e una volta, per merito suo, sono finito a letto con due ragazze dell’aristocrazia inglese incontrate a Harrods. Da quando è nato, 7B è sempre stato una calamita per le donne: con i suoi enormi occhi scuri, capelli afro e pelle nera (mio cognato è di origini caraibiche), sembra una pubblicità per un’agenzia d’adozione, tant’è che un giorno al supermercato la cassiera mi ha chiesto se l’avevo preso on-line.
Eravamo capitati a Harrods per giocare a I’M SO RICH, uno dei passatempi preferiti di 7B in cui lui finge di essere un principe africano e io faccio la parte del tutor inglese assunto dal padre per insegnargli l’accento di Oxford. Mentre 7B costringeva un commesso a imitare il fischio di un “trenino” da giardino grande come un camion (costo: £85,000), sentii un profumo delicato.
“Che bello, questo bambino!”
Prima ancora di girarmi, assunsi un’espressione di modestia – quella sottile che fa capire alla donna che hai davanti che, per quanto tu sia umile, questo non è niente, e se vuole davvero conoscere il significato di “Che bello!”, basta che passi un pò del suo tempo con te. Funzionò.
“E che papà affascinante!”
“In effetti!”
Erano in due ed erano entrambe bellissime. Questa volta optai per un cenno di modestia leggermente più semplice, del tipo Dai-state-esagerando-ma-ammetto-che-non-vi-posso-dare-tutti-i-torti.
“Sono lo zio, me ne sto occupando mentre mia sorella sta dal parrucchiere,” spiegai, molto a bassa voce per paura che il commesso cominciasse a capire che non fossimo lì per liberarci di somme oscene di denaro reale. Ma ormai quest’ultimo era così addentrato nella sua nuova identità da locomotiva fischiante che non si era neanche accorto della presenza delle ragazze.
“Senti,” disse la prima ragazza – come tutta la gente della sua classe sociale, evitava di formare le vocali nella parte anteriore della bocca. Secondo mio bisnonno Jimmy, questa idiosincrasia linguistica è dovuta al fatto che per gli aristocratici inglesi è considerato “bad manners” far vedere, o intravedere, la lingua mentre si parla. Io da sempre avevo voluto indagare sulla questione di se e quanto la gamma di suoni prodotti da una “upper class English girl” tenda ad ampliarsi durante l’attività sessuale – “senti. Non appena tua sorella riprende il bambino, ti andrebbe di venire a bere qualcosa con noi? Non siamo mai uscite con un uomo nero fino ad ora.”
“Sì, dai!” esclamò l’altra. “Poi ci canti qualche canzone rap?”
“Ma io non sono ner… Certo!” risposi. “Sarà un vero piacere!”
“Mamma!” gridò 7B, vedendo arrivare la madre spettacolarmente pettinata.
Il commesso smise di fischiare e guardò un attimo perplesso mia sorella. Poi, ricomponendosi, fece un inchino e balbettò:
“S-sua maestà…”
Mia sorella gli gettò uno sguardo sospettoso, si girò e trascinò 7B verso l’insegna GIOCATTOLI A £8, mentre io accompagnai le due ragazze per approfondire la ricerca sulle vocali
anteriori.
Ma sto divagando…
Insomma, quando si riaprono le porte della Sala Bagagli, escono 7A, 7B e 7C accompagnati da mia sorella e da due poliziotti tutt’altro che felici. 7B sorride trionfalmente.
“Welcome in Bari!” grido.
“Don’t you mean ‘Welcome to Bari’?” risponde 7A, che è sempre attentissima agli errori degli adulti.
“No. Here they speak differently,” spiegai, indicando l’insegna. “Welcome in Bari!”

Tuesday, 27 April 2010

Disavventure di un inglese in Scozia - Parte II

E’ già difficile che sentire un ringhio ferino alle spalle mi possa procurare sensazioni di benessere, figuriamoci quando mi trovo impegnato – nel senso urologico della parola – davanti ad un orinale scozzese. Non potendo girarmi, mi metto a riflettere sull’ironia della sorte: che morirò prima o poi per motivi legati al consumo dell’alcool è un fatto ormai da tempo scientificamente appurato – non solo sono nato con un miscuglio letale di sangue irlandese e sangue inglese, ma ho anche da dimenticare sette anni di scuola da frati sadici laureati all’Inferno; eppure, qui mi trovo all’improvviso sul punto di perire non mentre verso quantità industriali di whiskey nel mio fegato ma al momento di espellere così tanti litri di birra con così tanta forza che rischio di vincere (postumo) il Premio Regina Madre per Disintossicazione Rapida.
Il ringhio si ripete e si avvicina mentre il fiume di birra – di fu birra, per essere preciso – si esaurisce. Mi giro e, man mano che il vapore si dissipa, comincio a discernere in mezzo a un groviglio di peli rossicci due occhi feroci e delle zanne giallastre attraverso le quali, insieme ad un alito pauroso, esce della schiuma di aspetto decisamente malsano.
"GGGGGRRRRRRRREEEUUUUUUGGGGGGHHHHHH!!!!!!!"
Rimango un attimo impietrito. Dai frati sadici ho imparato una serie di cose che loro definivano Fundamental Life Skills, tipo riconoscere un protestante a trenta metri, coniugare il verbo "pentire" in 37 lingue diverse, e come sopravvivere a lungo nel deserto senza acqua santa, ma non mi ricordo di aver mai studiato come fare in caso di attacco imminente da parte di un cinghiale incazzato.
"Sta dicendo che non dovevi farrre la passeggiata con la sua rrragazza."
Mi giro sconcertato. Vicino all'ultimo orinale la signora calvinista sta aggiustando il kilt, il che mi turba quasi quanto l'espressione di minaccia della bestia ansimante che mi trovo davanti.
"Ma lei da dov'è spuntata fuori, scusi? Non si è accorta di aver sbagliato bagno?"
"Qui non ci forrrmalizziamo perrr queste cose. Perrr le passeggiate con le fidanzate altrrruì, invece, abbiamo delle rrregole, delle usanze…."
"Ma mi sta dicendo che questa… cosa… è addirittura umana…?"
“E’ il frrratello della sposa.”
Riguardo con attenzione il cinghiale. In effetti, sotto la massa di peli anche lui indossa un kilt.
"E, quindi, quella bellissima ragazza con cui…" Mi viene in mente che soffermarmi sui dettagli della nostra gita nel bosco – non abbiamo più trovato degli huggis, ma in realtà non li abbiamo neanche cercati – possa risultare controproducente. “Non sapevo che era la…” Esito, indeciso: ad un essere del genere bisogna dare del lei?
"GGGGGRRRRRRRREEEUUUUUUGGGGGGHHHHHH!!!!!!!"
“…che era la tua fidanzata. OH DIO!” L’idea che la ragazza potesse aver permesso a questo campione regredito e ripugnante di fare anche lui delle gite nel suo bosco fa sì che gli antipasti matrimoniali comincino a tornarmi su per la gola. “CRISTO SANTO!”
“Figlio di Satana,” urla la calvinista, avvicinandosi minacciosa e puntandomi un dito contro. “Ha nominato il nome del Signore invano! Puniscilo!”
"GGGGGRRRRRRRREEEUUUUUUGGGGGGHHHHHH!!!!!!!"
L’uomo-cinghiale fa un passo in avanti e stende una zampa verso di me ma, prima che riesca ad afferrarmi, gli vomito abbondantemente addosso e lui indietreggia confuso. Mi giro e rigurgito quel poco che rimane degli antipasti sulla calvinista, poi esco dal bagno e mi dirigo verso l’Inghilterra.

Monday, 12 April 2010

Tifosi Inglesi: la Guida Indispensabile, Parte I

Manchester United
Secondo il WWF, il Man U Fan (diabolus ruber) è attualmente ad alto rischio di estinzione a causa di una virulenta malattia proveniente dagli Stati Uniti, la quale altera la sua naturale pigmentazione rossa, bianca e nera in una malsana giallo-verde. Diversamente da altri tifosi, il “Red Devil” è incapace di cantare, una caratteristica dovuta in parte alla sua propensione di pascolare, in prossimità del campo, sui tramezzini ai gamberetti. La specie si trova in tutte le zone del Regno Unito, ad eccezione del Merseyside, dove, a causa della sua costituzione genetica, non riesce a sopravvivere più di qualche ora .

Everton
Creatura nobile e intelligente, l'Evertonian (tifosus magnificus) si distingue per la sua passione, sportività e profonda conoscenza del calcio.

Manchester City
Da sempre oggetto di derisione e/o pietà, il sostenitore del City (sfigatus pateticus) è oggi in ripresa grazie ad un’iniziativa araba per la protezione di specie diversamente abili. Studi recenti indicano che l’inserimento di un gene argentino nel DNA dello Sfigatus può portare allo sviluppo di capacità di gioia precedentemente del tutto assenti. Secondo il parere di molti esperti, però, la messa a disposizione di enormi somme di denaro potrebbe non bastare per garantire il futuro di questo animale grezzo e incolto.

Liverpool
Facilmente riconoscibile per il culo spaventosamente sproporzionato, il tifoso del Liverpool (coglionus coglionus) è ormai molto ricercato non sola da turisti desiderosi di fotografare il caratteristico abbinamento dei colori della sua sciarpa con quelli del suo acne, ma anche da psicologi interessati a studiare i particolarissimi versi di lamentela che emette ogni 90 secondi durante i mesi invernali. Si nutre di rigori regalati, di briciole vecchie ricavate dalla memoria in decomposizione del genitore e di illusioni sulla propria importanza. Mentre da qualche anno in Europa continentale i branchi di "Liverpudlians" si avvistano sempre meno spesso, in Inghilterra – grazie agli interventi della Red Referees Association – continuano ad infestare molte zone, soprattutto nel nordovest del paese.

Tuesday, 6 April 2010

Disavventure di un inglese in Scozia - Parte I

La sposa era bella, il sole pure, ma mai quanto la ragazza che mi trovavo davanti: alta, bruna, senza trucco, aveva la pelle made in heaven e uno sguardo che avrebbe fatto sbavare lo Spirito Santo.
“Gheueeeedddduuuuuurrrrrrrhhha,” disse il cameriere, inarcando in due punti il sopracciglio fino a farlo arrivare oltre la sua bassissima fronte e sparire sotto la zazzera. Convinto che stesse per espettorare, coprì istintivamente il piatto di zuppa davanti a me.
“Le sta chiedendo che cosa desidera come primo,” spiegò la signora seduta alla mia sinistra. “E’ la prima volta che lei viene in Scozia, vero?”
“Desidero la signorina. Senza contorno. Quindi se gentilmente può sgomberare il tavolo sia di piatti che di persone…” Per non incoraggiare troppo la coppia calvinista sulla mia destra (erano già venti minuti che parlavano della “depravazione totale” e della “redenzione limitata” – redenzione limitata: ma non vi vergognate, volevo chiederli, a costringere pure il vostro dio a essere tirchio?), risposi non ad alta voce.
“Dovresti assaggiare l’huggis,” intervenne la ragazza, fissandomi con occhi scuri come la cioccolata fondente. Aveva una voce che faceva fondere me.
“Intendi l’haggis? Ti ringrazio del consiglio ma sono allergico all’interiora ovina.”
“No. Qui nello Strictshire non ci sono pecore…”
“Le pecorre sono le prrogenie del demonio,” spiegò uno dei calvinisti. “Siamo stati costrretti a eliminarrle dalla nostrra terrra.”
Guardandomi con diffidenza, come se avesse il sospetto che anch’io fossi una specie di bestiame immorale, sua moglie annuì con veemenza: “Abbiamo purrrgato la contea sia di pecorrre che di inglesi. A proposito di stranierrri, lei da che parrrte dell’Irrrlanda viene?”
“Dell’Irlanda? Ma io sono di Liv…” Il piedino che mi arrivò sotto il tavolo fu accompagnato da una scrollata quasi impercettibile della testa da parte della ragazza. “Di Li…Li…Li…Limerick.”
Cazzo, pensai, spero che adesso non mi chiedano altro in merito. I verbi “eliminarre” e “purrrgarrre” cominciavano a fare un brutto eco nella mia testa.
“Portagli un piatto di huggis,” disse la ragazza al cameriere, alzandosi. Mi sorrise e, prima che io riuscissi a raccogliere i pochi frammenti di ragione che non mi si erano sciolti, mi prese la mano. “Viene con me,” sussurrò. “Ti faccio vedere da dove viene l’huggis.”

Wednesday, 24 February 2010

· Come non sedurre un inglese – una guida pratica per la donna barese

Stamattina, o forse ieri (in momenti di trauma la mia memoria si annebbia), Maria Crocefissa è riapparsa nella mia vita. Capita davanti al mio ufficio mentre cerca l’aula in cui si tengono gli incontri mensili dell’Associazione di Giovani Zitelle Senza Speranza; la riconosco anche prima di girarmi, dalla raffica di alito da topo morente che quasi mi scaraventa dalla sedia.
“From how much time, teacherrrr!!!” grida, facendo – non so se per la puzza o per le condizioni del suo inglese – rabbrividire un piccione barivecchiano sul davanzale della finestra. “I must to say you one thing.”
Sulle labbra di una donna normale, una frase così banale (anche se pronunciata con l’accento di Iapigia) non arriva a congelare il flusso del sangue in tutto l’apparato riproduttore maschile. Ma Maria Crocefissa non è una donna normale. Per motivi di correttezza politica (generale) e di salute mentale (personale), preferisco non soffermarmi sul suo aspetto fisico, ma mi sembra doveroso spiegare perché certe locuzioni anomale inglesi, predilette dalla summenzionata fanciulla, vanno evitate:

- Pleasure! I am Crucifix. A meno che il tuo interlocutore non sia il President of the Ecclesiastical Sado-Masochist Society of Great Britain, è improbabile che questa dichiarazione possa portare a buon fine.
- My strong piece is my hairy mussels. Mussels (cozze) and muscles (muscoli) sono omofoni, ma a prescindere dalle potenzialità disastrose di un’eventuale confusione tra molluschi e tessuti umani, ricordatevi che sono pochi i sostantivi che possano abbinarsi felicemente con l’aggettivo “peloso” durante la fase di seduzione di un uomo.
- I want you tasting my little ears with my grandmother’s juice. “Juice” già in se costituisce un termine pericoloso. Mal collocato - e peggio dell’associazione alla nonna non si può – è in grado di causare gravi danni psicologici al maschio inglese medio, nonché nausea, vomito e, in casi estremi, impotenza anafilattica. “Orecchiette” in inglese si dice “orecchiette”.

Non sono uno che snobba facilmente le avances di una signorina ma, insomma, avete capito perché, sudando ghiaccio, sono salito sul davanzale della finestra ormai aperta, intenzionato a buttarmi giù dal secondo piano piuttosto che sentire altre parole dolci dalla bocca di Maria Crocefissa. Tenendola sott’occhio, faccio un piccolo passo indietro.
“Aspè! U piccion’!” urla, lanciandosi verso di me, ma io sto già cadendo nel vuoto.

Thursday, 14 January 2010

Verbalizzazione - Laboratorio di Lingua Inglese

Per i miei studenti la verbalizzazione dell'idoneità al Laboratorio di Lingua Inglese avrà luogo presso l'AULA A il giorno LUNEDI' 18 GENNAIO , secondo il seguente orario:

Intermediate: ore 09,45
Advanced: ore 10,45
Specialistica: ore 11,45

Gli studenti devono presentarsi muniti di statino e libretto (o mod. 100).

Gli studenti che sono impossibilitati a presentarsi LUNEDI' 18 GENNAIO possono presentarsi presso l'AULA A il giorno MARTEDI' 19 GENNAIO (ore 9,45-12,00) muniti di statino, libretto (o mod. 100) e un'ottima scusa.