Tuesday, 6 April 2010

Disavventure di un inglese in Scozia - Parte I

La sposa era bella, il sole pure, ma mai quanto la ragazza che mi trovavo davanti: alta, bruna, senza trucco, aveva la pelle made in heaven e uno sguardo che avrebbe fatto sbavare lo Spirito Santo.
“Gheueeeedddduuuuuurrrrrrrhhha,” disse il cameriere, inarcando in due punti il sopracciglio fino a farlo arrivare oltre la sua bassissima fronte e sparire sotto la zazzera. Convinto che stesse per espettorare, coprì istintivamente il piatto di zuppa davanti a me.
“Le sta chiedendo che cosa desidera come primo,” spiegò la signora seduta alla mia sinistra. “E’ la prima volta che lei viene in Scozia, vero?”
“Desidero la signorina. Senza contorno. Quindi se gentilmente può sgomberare il tavolo sia di piatti che di persone…” Per non incoraggiare troppo la coppia calvinista sulla mia destra (erano già venti minuti che parlavano della “depravazione totale” e della “redenzione limitata” – redenzione limitata: ma non vi vergognate, volevo chiederli, a costringere pure il vostro dio a essere tirchio?), risposi non ad alta voce.
“Dovresti assaggiare l’huggis,” intervenne la ragazza, fissandomi con occhi scuri come la cioccolata fondente. Aveva una voce che faceva fondere me.
“Intendi l’haggis? Ti ringrazio del consiglio ma sono allergico all’interiora ovina.”
“No. Qui nello Strictshire non ci sono pecore…”
“Le pecorre sono le prrogenie del demonio,” spiegò uno dei calvinisti. “Siamo stati costrretti a eliminarrle dalla nostrra terrra.”
Guardandomi con diffidenza, come se avesse il sospetto che anch’io fossi una specie di bestiame immorale, sua moglie annuì con veemenza: “Abbiamo purrrgato la contea sia di pecorrre che di inglesi. A proposito di stranierrri, lei da che parrrte dell’Irrrlanda viene?”
“Dell’Irlanda? Ma io sono di Liv…” Il piedino che mi arrivò sotto il tavolo fu accompagnato da una scrollata quasi impercettibile della testa da parte della ragazza. “Di Li…Li…Li…Limerick.”
Cazzo, pensai, spero che adesso non mi chiedano altro in merito. I verbi “eliminarre” e “purrrgarrre” cominciavano a fare un brutto eco nella mia testa.
“Portagli un piatto di huggis,” disse la ragazza al cameriere, alzandosi. Mi sorrise e, prima che io riuscissi a raccogliere i pochi frammenti di ragione che non mi si erano sciolti, mi prese la mano. “Viene con me,” sussurrò. “Ti faccio vedere da dove viene l’huggis.”

2 comments:

Lucid dream said...

Che belli esemplari di fauna locale si incontrano ai matrimoni scozzesi! Sei proprio fortunato ! Io ai matrimoni a cui ho partecipato, pur mangiando sicuramente meglio, ho conosciuto mostri inenarrabili.

Paul said...

I belli esemplari sono decisamente l'eccezione, non la regola, LD. Comunque, se te la senti di rischiare, mi sa che alcune Extreme Sports Agencies possano procurare inviti ai matrimoni in Scozia.