Wednesday, 27 August 2008

L'uomo dei dadi

Ti senti scocciato? Depresso? Arrabbiato? Beh, prima di spararti, o di fare fuori parenti, amanti, colleghi o amici, prova questa semplice ricetta. Ti serviranno carta, penna e un dado – da gioco, non da brodo: nella mia esperienza il brodo serve solo ad aumentare la depressione o la rabbia* .

Trovati gli ingredienti, chiuditi in una stanza – se questo non e’ possibile, assumi un’espressione genericamente ostile che faccia capire a quelli intorno che disturbarti puo’ risultare pericoloso – e sul foglio di carta segna i numeri da 1 a 6. Adesso, senza riflettere troppo, accanto ad ogni numero scrivi una proposta. La natura delle proposte non importa – possono essere semplici o strane… osa quanto vuoi. Basta che tu sia disposto a realizzarle.

Nel romanzo L’uomo dei dadi, scritto da Luke Rhinehart, il protagonista (uno psichiatra newyorkese chiamato anche lui Luke Rhinehart) teorizza la terapia del dado per curare la noia che sente nonostante abbia sia una bella famiglia sia una carriera di successo. Luke fa uso del dado per combattere la routine, per rendere piu’ varia la sua vita sessuale, per decidere se portare i figli in piscina oppure a giocare a tennis, per capire che ruolo assumere durante il giorno o anche durante periodi brevissimi: in occasione di un cocktail party, il Dottor Rhinehart consulta i dadi ogni dieci minuti per capire se deve comportarsi da: 1) Gesu’; 2) uomo onesto; 3) maniaco sessuale disinibito; 4) deficiente muto che sbava; 5) adulatore; 6) attivista politico di estrema sinistra. In poche parole, l’idea inizia come gioco ma poi...

Purtroppo, il dado che ho appena lanciato mi ordina di non rivelare altro del libro. Mi dice invece di condividere con voi le sei proposte fra cui si decidera’ come sara’ svolta la mia vita per un anno intero dal 1 settembre prossimo:

1) Dimettermi dall’universita’, vendere casa e andare a vivere in India.
2) Dedicarmi giorno e notte alla distruzione di liverpool football club.
3) Assumere una nuova personalita’**, compresi nuovo accento, nuovi gesti e nuovi modi di vestire.
4) Continuare la mia vita attuale, ma consultando il dado alle 7,45 di ogni mattina per decidere come vivere quella giornata.
5) Lanciare una carriera politica (la scelta del partito toccherebbe al dado, ovviamente).
6) Cercare una donna che, senza voler sposarsi o convivere, sia disposta a fare un figlio.

Al piu’ presto, Dado volendo, rivelero’ la sua decisione.

* C’e’ un mio vicino di casa, socio dell’associazione Bastardi-Gourmet, il quale, ogni volta che la moglie gli propone il brodo a cena, scaraventa un figlio urlante dalla finestra (non sempre aperta). Mi raccontano che molti anni e molti chili fa era spesso la donna stessa a finire fra i frammenti di vetro sul pavimento del cortile. Qualcuno ritiene addirittura che il termine “colesterolo buono” e’ stato inventato da questa signora, nel giorno in cui per la prima volta il marito non e’ riuscito a sollevarla.

** Da essere determinata, con ulteriori lanci del dado, fra le seguenti possibilita’: 1) punk; 2) collezionista di tatuaggi; 3) Emilio Fede; 4) un cristiano rinato; 5) spacciatore giamaicano; 6) Antonio Cassano

Monday, 4 August 2008

L'assassino delle piante

Uno dei piaceri principali di un ritorno alla tenuta famigliare e’ nel trovarsi circondato di verde. Non parlo soltanto del verde che i nipoti moccicosi lasciano come ricordo sulle magliette – quelle che non sono ancora riusciti a bruciare o a mangiare – o del colore malsano delle faccie dei tifosi del liverpool* mentre vomitano le loro opinioni banali nella metropolitana. Mi riferisco soprattutto agli alberi, ai prati, ai fiori e all’orto che trasformano in un quadro la vista da ogni finestra di casa.

Un quadro sempre in evoluzione, ovviamente. Ieri mattina il giardino era un oasi di tranquillita’ popolata solo da passeri, gazze, api e farfalle; speravo che si facesse viva anche la piccola volpe che l’anno scorso veniva a fare la siesta sul prato, ma non e’ piu’ venuta. Sara’ forse partita in vacanza ad Ibiza, dove vanno molti animali inglesi durante l’estate. Nel pomeriggio, a piedi nudi, ho giocato a calcio con una banda di piccoli parenti e al tramonto, mentre lavoravo qui nello studio, ho potuto guardare i miei che raccoglievano gli ingredienti per la cena: una zuppa a base di aglio, piselli e zucchine; carne di maiale con patate e fagiolini; crumble (intraducibile, ma ve lo consiglio) di more e mele. Era tutto buonissimo – i miei dubbi sull’aglio si sono sciolti al primo sorso – e l’unico dispiacere era per mio padre che avrebbe voluto che anche il bacon fosse di “sua produzione”.

Mentre mi digerivo sulla veranda, riflettevo sul mistero di come due appassionati di giardinaggio come i miei, entrambi discesi da contadini irlandesi, possano aver prodotto un figlio (come me) cosi’ pericoloso per le piante. Chiariamo: amo molto tutto quello che ha a che fare con la Natura, ad eccezione dell’ortica (storia lunga che forse vi raccontero’ un giorno), delle zanzare e dei topi** . Il problema e’ che, per quanto riguarda le piante, ho scoperto di avere dei poteri “soprannaturalmente” distruttivi. Ho perso il conto del numero di piante “indistruttibili” che sono morte poche ore dopo l’ingresso in casa mia; piu’ di una volta dei volontari di Greenpeace hanno scalato i muri per salvare del basilico moribondo sul mio balcone e il mese scorso, solo guardandolo, ho ucciso un bonsai in braccia ad una signora in Via Sparano.

Ci sarebbe da disperarsi. Stamattina, pero’, sdraiato sull’erba sotto il melo a guardare gli scoiattoli che ci giocavano, ho avuto un momento di illuminazione: visto che la mia vocazione non e’ per le piante, deve essere per il bestiame. Dopo pranzo vado in campagna a comprarmi qualche maiale. Cosi’ mio padre potra mangiare il bacon fresco e io avro’ uno dei balconi piu’ ecologici di tutta la Madonnella.

* Non e’ un errore tipografico: quando si parla della squadra, e non della citta’, non si mette mai la maiuscola. Mi raccomando.
** Non cito i tifosi del liverpool perche’ non sono da ritenere naturali.